di Moreno D’Angelo
È ormai in dirittura d’arrivo l’istituzione della Consulta della mobilità ciclistica e della moderazione del traffico, che ha avuto il via libera in Giunta, in attesa del vaglio definitivo in Sala Rossa. In una città in cui il numero di persone che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto ordinario è cresciuto e continua a crescere in modo esponenziale si tratta di un significativo segno di attenzione per una nuova mobilità.
Si tratta di un organismo consultivo che, tra i suoi obiettivi, ha quello di «contribuire a favorire e incentivare la più ampia partecipazione possibile da parte dei cittadini alle scelte in tema della mobilità ciclabile. Un argomento che rappresenta una delle priorità nelle politiche dell’Amministrazione comunale torinese». La Consulta ha un ruolo propositivo e potrà esprimere pareri su progetti e opere proposte dalla Città per la mobilità sulle due ruote a pedali. Un soggetto che, secondo i suoi promotori, favorirà il confronto puntuale, coinvolgendo negli iter decisionali i vari portatori di interesse. La Consulta collaborerà anche alla redazione del piano lavori annuale del Biciplan e viene definito come un soggetto che agevolerà lo scambio di quelle che sono definite “buone pratiche” con organizzazioni non governative e altre amministrazioni cittadine italiane ed europee.
Il proposito di creare un rapporto con la base e le sue associazioni è quanto mai importante alla luce di apportare reali e concreti interventi in un’area vasta come quella torinese. Interventi che dovrebbero ulteriormente migliorare la rete ciclabile e la sicurezza di chi pedala in città. Un mondo quello delle due ruote in continua espansione. Tra le note negative restano poche le rastrelliere per chi vuole posteggiare il suo mezzo in città, le buche e le troppo foglie su piste ciclabili che a volte spariscono all’improvviso, mentre continuano ad essere tantissimi i furti testimoniati dai tanti scheletri di bici che decorano molti segnali stradali. Anche senza tante ufficializzazioni resta ancora impietoso il confronto con le realtà del nord Europa ma molti passi avanti si stanno facendo.