Il gallonato curriculum della professoressa Paola Pisano, la prof campionessa di Olistica e per questa passata alla cronaca come la “Oli… che?” rischia di essere macchiato con l’uscita anzitempo da Palazzo Civico della sopracita assessora all’Innovazione di Torino.
E la causa potrebbe rivelarsi paradossalmente proprio un eccesso dell’innovazione, forse mal compresa e peggio applicata dagli uffici dell’Anagrafe per il rilascio della carta di “dindirindà” come la chiamava negli sketch degli anni Sessanta la celebre macchietta televisiva di Pappagone interpretata da Peppino De Filippo. Carta elettronica che ha provocato, secondo l’interpellanza presentata, com’è noto, da cinque consiglieri grillini, una situazione insostenibile sui luoghi di lavoro e nel rapporto con i cittadini.
Quindi c’è poco da scherzare. Se “Oli…che?” ha smarrito l’identità dei torinesi, l’unica cosa che dà ancora loro modo di sperare in un futuro migliore, lei ha il dovere di intervenire celermente. In caso contrario è bene che cominci a spedire il suo chilometrico curriculum ad altri sindaci bisognosi d’innovazione. Magari propensi a difenderla o perlomeno a condividere con lei eventuali momenti critici, anziché rifugiarsi nell’abituale gioco del silenzio come le tre scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”.
D’altro canto, parafrasando un saggio detto popolare, “l’identità smarrita parte sempre dall’alto…”.