«Bossi e Maroni hanno fallito, bisogna cambiare». Da oggi è ufficiale: anche la Lega Nord ha i suoi rottamatori. A Milano sono nati i comitati confederati allo scopo di rinnovare, o meglio, far risorgere il movimento, oggi «screditato dagli scandali».
Primo obiettivo: rispolverare la parola “indipendenza”.
Un manifesto, un decalogo presentato dai portavoce, quattro donne e un uomo, che in realtà non hanno all’interno del partito nessun incarico e, almeno ufficialmente, neppure ne vorrebbero: «Vogliamo influenzare la Lega, ma non siamo la Lega – spiega Elena Bianchini Braglia, leghista, storica e scrittrice modenese – È un movimento prevalentemente al femminile».
«Noi non rottamiamo per distruggere, ma in un’ottica di rinnovamento – aggiunge la scrittrice di “Le radici della vergogna”, in cui il Risorgimento italiano viene descritto come stupro – Vogliamo che la Lega risorga, dopo gli scandali e il declino che hanno fatto perdere credibilità».
Immediato l’attacco a Bossi e Maroni: «I dirigenti non sempre hanno fatto il bene della Lega, anzi l’hanno rovinata – tuona la Braglia – Maroni ha salvato la Lega dopo gli scandali, ma le sue scope non sono riuscite a pulire bene: la situazione è così compromessa che ci vorrebbe uno strappo».
«Nella battaglia ventennale tra la Lega e Roma, ha vinto Roma – sentenzia Mirko Ballotta, portavoce dell’Emilia – Il nostro comitato non è un partito e non è la Lega: è un comitato nato in buona parte all’interno del mondo della Lega, ma che si rivolge a tutti coloro abbiano uno spirito leghista che, in gran parte riteniamo si sia perso». I rottamatori del Carroccio sono comunque chiari: non hanno un candidato al prossimo Congresso, ma appoggeranno chi decide di abbracciare le loro tesi.
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