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venerdì, 18 Ottobre 2024

I patti si pagano. Renzi prova a salvare Berlusconi

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Matteo Renzi aveva promesso: «Sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla». Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il premier non ha avuto scelta: i decreti delegati in materia di fisco tornano in Consiglio dei ministri, rimandando l’approdo alla Camera a data da definirsi. La decisione dopo che l’opposizione e la minoranza dem erano insorti a seguito dell’approvazione di un decreto legislativo sui rapporti tra fisco e contribuente che consentirebbe a Silvio Berlusconi di cancellare la condanna Mediaset e tornare candidabile entro la primavera.
Il decreto “salva-Berlusconi”, come è stato ribattezzato, era stato approvato il 24 dicembre scorso, la vigilia di Natale, in Consiglio dei ministri. Ad essere incriminato è l’articolo 15, che introduce a sua volta un 19 bis nel decreto legislativo dei reati tributari del 2000 e che riguarda le cause di esclusione di punibilità del contribuente. L’articolo recita: “Per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni”.
In altre parole: i reati di evasione che si attestano al di sotto del 3% rispetto all’imponibile non sarebbero più punibili penalmente ma solo attraverso sanzione amministrativa. Stando alla sentenza Mediaset, l’evasione del Cavaliere si attesterebbe attorno all’1,91%, di conseguenza se la norma venisse approvata, la sentenza ai danni di Berlusconi potrebbe cadere. E con essa l’esclusione a sei anni dalle candidature, prevista dalla legge Severino. Di qui l’alzata di scudi.
In un primo momento il presidente del Consiglio si era mostrato scettico di fronte alle polemiche. Ma l’alzarsi dei toni e lo “scarica barile” giocato tra il ministero dell’Economia e Palazzo Chigi circa i responsabili dell’inserimento della nuova norma tra i decreti in materia di fisco avrebbero portato Renzi a cambiare idea.
«Tutte le volte che si parla di fisco è naturale intrecciarsi con uno dei tanti processi a Berusconi – commenta il premier al Tg5 – Noi non facciamo norme né ad né contra personam. Se si pensa che poi ci sia chissà quale scambio, non c’è problema: rimandiamo tutto a dopo le votazioni per il Quirinale e la fine dei servizi sociali di Berlusconi a Cesano Boscone».
Nessun commento ufficiale dal parte del Cavaliere, anche se voci a lui vicine ne riporterebbero un certo fastidio. I suoi avvocati, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, non si mostrano convinti all’ipotesi che la norma possa essere effettivamente applicata alla sentenza Mediaset. Innanzitutto, fanno sapere, perché si tratta di una norma ancora non definitiva, e poi perché a una prima lettura sembrerebbe potersi applicare solo alla dichiarazione infedele e non alla falsa fatturazione e alla frode fiscale. Ma molti esperti di diritto non si mostrano d’accordo.

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