La proposta di riforma della giustizia della ministra Cartabia contiene importanti elementi di criticità. Tra questi appare macroscopico per gravità, il provvedimento con il quale si intende negare alle associazioni la possibilità di costituirsi parte civile nel processo. La proposta di modifica sarebbe contenuta nell’articolo 1bis, e riguarderebbe la legittimazione alla costituzione di parte civile. Pochi ne sono consapevoli, tuttavia questo aspetto della riforma lascia stupiti e indignati.
Se questo elemento della riforma passerà così, sarà inferto un duro colpo alle rappresentanze dei lavoratori e delle categorie di cittadini associati per tutelare e difendere interessi e diritti diversi. Si tratterà di una vera e propria aggressione alle categorie più fragili, non inquadrate come i gruppi di interesse e di potere che caratterizzano le elites del Paese.
Ancora una volta una riforma passerà attraverso un’elaborazione tale da privilegiare chi ha maggiori possibilità, a discapito di chi è privo di protezione sociale.
La costituzione di parte civile delle associazioni di categoria è un atto di responsabilità tale da costituire anche un effettivo riconoscimento della funzione di rappresentanza che, in questo modo, sarà cancellata.
Si pensi a quanto avvenuto nei processi Thyssen-Krupp, Eternit, e molti altri; si pensi a tutti quei procedimenti per violazione delle norme su salute e sicurezza sul lavoro o ai processi per mafia!
Se la proposta dovesse tradursi in provvedimento si produrrebbe una pesante limitazione della tutela degli interessi delle vittime di reato che oggi sono accompagnate con estrema difficoltà da talune associazioni nel difficile percorso di denuncia.
Ma è tutta la riforma ad essere orientata verso una prospettiva economicistica del processo e della giustizia, visione che non risulta coerente con l’indirizzo e con i principi sanciti dalla Costituzione.
Non serve una ministra della giustizia celebrata costituzionalista. Se si sceglie di operare con un indirizzo strettamente economico, che guarda alle risorse più che ai diritti, basta un semplice ragioniere.
La realtà è ben più complessa di come appare e non può fermarsi alla supremazia del dato economico su qualsiasi altro.
Il cambiamento richiede cura e attenzione e costruire una buona riforma della giustizia equivale e rendere il processo più efficiente, più giusto.
Invece, ancora una volta, l’obiettivo appare quello di contenere la spesa in ambiti, quali giustizia, sicurezza pubblica, scuola, sanità, settori essenziali che non ammettono alcuna forma di speculazione e di svalutazione.
Si sta consumando, ancora una volta, un agguato alla Costituzione e un’offesa ai cittadini.
Si faccia, pertanto un passo indietro, prima di tutto viene la tutela della dignità e l’interesse dei lavoratori e dei cittadini. Ancora una volta la politica dimostra di non sapere migliorare la vita dei cittadini e di non essere funzionale al Paese, ancora una volta si mette mano agli squilibri ampliando il divario già esistente. Manca cultura politica e delle Istituzioni, manca la consapevolezza di far bene ai cittadini, sarebbe questa l’autentica missione della politica e la vera riforma da attuare nel nostro Paese.