11.9 C
Torino
venerdì, 18 Ottobre 2024

Giusi Di Cristina (Partito Comunista): “Nel nostro programma file della Caritas prima di quelle ai musei”

Più letti

Nuova Società - sponsor
Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

“Basta, ci sono troppi supermercati, e sono spesso vuoti, occorre invece facilitare il piccolo commercio, le botteghe che rendono i quartieri più sicuri, mentre alle Circoscrizioni occorre dare più forza e autonomia”. A parlare è la candidata sindaco del Partico Comunista Giusi Greta Di Cristina in un incontro sul futuro della città, presso il circolo La Tampa, a Torino Sud, che ospita il quinto festival del PC Piemontese.
Un confronto in cui ancora si ricorre a termini come padroni, marxismo, lotta di classe, sfruttamento, capitalismo e dove orgogliosamente e ostinatamente, oltre alla falce e martello, vi è onnipresente l’effige di Lenin. Tuttavia i temi e i modi in cui si viene affrontata la realtà sono tutt’altro che stucchevoli e antichi.
Per esempio sulla reiterata questione delle periferie Giusi Di Cristina ha una battuta quanto mai originale: “A Torino, escluso il centro, ormai è quasi tutta periferia. Guardiamo quartieri come Aurora e San Salvario”.
Mentre per dare risposte alle difficoltà della Torino post industriale – ripetono i rappresentanti del partito guidato da Marco Rizzo, non è credibile affidarsi alla politica dei grandi eventi che vanno bene solo per qualche giorno, per immagine, ma poi non portano concrete ricadute per la comunità. “Servono invece investimenti. Si, investimenti che portino occupazione vera, bloccando le agevolazioni verso chi poi delocalizza in Polonia, paga le tasse in Olanda, mentre qui licenzia”. Per il rilancio della città la ricetta del Partito Comunista parte dalla valorizzazione del grande patrimonio manufatturiero cittadino, con una pubblica amministrazione e una sanità pubblica forte, presente su tutto il territorio, non vessata da tagli e blocchi alle assunzioni. Questo per garantire servizi davvero efficienti alla popolazione con attenzione alle classi sociali più in difficoltà, riportando sotto il controllo comunale servizi che sono stati messi sul mercato.
“Le cose sono peggiorate in questi anni con gli eccessi di un liberismo che tende sempre più a esternalizzare interi comparti produttivi e servizi affidandoli a cooperative in cui i lavoratori sono spesso sottopagati e non adeguatamente regolarizzati, insomma in cui permangono sacche di sfruttamento” precisa Giusi Di Cristina.
Nelle proposte dei comunisti piemontesi vi è particolare attenzione alle Circoscrizioni, cui occorre dare più forza e autonomia “per non diventare solo dei parafulmini per le lamentele dei cittadini”. Ma queste realtà – insiste la candidata sindaco del Partito Comunista – non hanno fondi e non possono nemmeno asfaltare un viale mentre le persone pensano alla buca in strada, e aggiunge: “Solo con un decentramento che funzioni si è vicini ai cittadini”.
La candidata sindaca ha poi una frecciata verso Appendino: “Sembra la vice sindaca di Milano”. “Non dobbiamo lavorare per Milano, mentre qui si è cercato di ridurre le file ai musei ma non quelle alla Caritas”.
La Di Cristina poi confessa: -“Non sono una tuttologa, io vivo la città e percepisco i disagi dei cittadini negli affitti, nei trasporti, nel quotidiano, ma parlare di chiudere Porta Nuova per una Torino bellissima è orrendo, inaccettabile” e si domanda: “Ma Damilano l’avrà mai preso un tram?”.

La capolista comunista a Torino, Daniela Talarico ha poi sottolineato con decisione come il Covid abbia peggiorato le condizioni della classe lavoratrice. “Grazie allo stato di emergenza il capitalismo globalizzato calpesta e comprime ulteriormente diritti e licenzia” e aggiunge: “il green pass viene nominato in modo anglofono per indorare la pillola ma non si tratta di una misura sanitaria”. Questo definendo il vaccino un siero valido per il controllo sociale. “In ogni caso si tratta di un contesto a fronte del quale non sarà facile tornare alla normalità” conclude Talarico.
Ultima immancabile battuta sul voto utile: “Il voto utile non lo ritengo esercizio democratico. E’ una sciocchezza in quanto è invece inutile votare i soliti partiti, mentre non votare significa di fatto far eleggere sempre gli stessi. Meglio far crescere un partito piccolo e dargli forza. Io voto per un programma è il nostro è il migliore”. Scatta l’applauso e c’è chi grida W il partito comunista! Poi la festa continua con birra, grigliata e un live, mentre si diffondono le immortali canzoni degli Intillimani rivisitate: “El pueblo unido jamas serà vencido”.

- Advertisement -Nuova Società - sponsor

Articoli correlati

Nuova Società - sponsor

Primo Piano