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giovedì, 24 Ottobre 2024

Ferrari e Juventus, tocca ai tifosi pagare la guerra tra i padroni

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Poche ore fa l’ad della FCA (Fiat-Chrisler) ha varcato il cancello dell’ingresso principale di Maranello a bordo di una Mercedes metallizzata. Una cosa è certa. Sergio Marchionne non è andato da Luca di Montezemolo per mettere una pezza sui danni che la sua entrata a piedi uniti sugli stinchi del presidente della Ferrari aveva causato non tanto alle persone quanto all’immagine di un Cavallino che, a livello internazionale, possiede la valenza di un topkapi. Fonti bene informate, infatti, riferiscono di un Montezemolo che, dopo la visita più o meno inattesa, è uscito dalla sua azienda con il volto più scuro dei nuvoloni neri che gravavano su Modena e dintorni. Nessun chiarimento e, soprattutto, nessuna scusa (non è nello stile di Marchionne e né degli Elkan togliersi il cappello). Semmai la conferma di ciò che sta per avvenire ovvero la rimozione di Montezemolo dalla guida della Ferrari malgrado i suoi successi sportivi accumulati prima del declino delle Rosse nelle tre ultime stagioni. Il problema, dunque, non è “se” ma “quando” avverrà il completamento del piano di ristrutturazione voluto da Marchionne il quale non ha alcuna intenzione di scorporare il Marchio Fiat-Chrisler da quello della Ferrari come chiederebbe una parte degli azionisti. E’ noto che il Gruppo torinese (anzi, oramai più americano che torinese) entro fine anno entrerà nel mercato globale di Wall Strett e John Elkan così come il suo guru Marchionne non possono permettersi il lusso di presentarsi davanti al mondo in una situazione di litigiosità interna. Ecco perché c’è da credere che la visita di Marchionne a Montezemolo di questo pomeriggio sia culminata con la richiesta di dimissioni. Cosa che, peraltro, il presidente Ferrari non farà perché, in tal caso, sarebbe come ammettere responsabilità che lui sente di non avere. La frittata è comunque fatta. Esattamente come era accaduto per la Juventus la cui gestione di Andrea Agnelli (e la lunga ombra degli Elkan a fare da ombrello) è lontana anni luce da quella, autoritaria certamente ma elegante e signorile, portata avanti sia dall’Avvocato che dal ratello Umberto. Il “caso” Del Piero, tanto per citare, e poi quello successivo di Antonio Conte. La Ferrari potrà tornare a vincere e la Juventus, magari, continuerà a farlo. Ma sarà comunque un’altra cosa, in quanto a stile (anzi classe del tutto evaporata). Una qualità che l’Avvocato aveva innata e che on si trova in vendita né al calciomercato e neppure in un paddock del Gran Prix.

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