di Alessandra Del Zotto
Passa al Senato con 155 voti a favore, 58 contrari e 15 astenuti l’intesa sul ddl per le europee che introduce la parità di genere. La legge però, frutto di un accordo tra Pd, Fi e Ncd, non convince l’opposizione. E non serve sforzarsi troppo per capire il perché.
Il ddl, infatti, sarà valido solo a partire dal 2019, posticipando di altri cinque anni l’entrata in vigore della norma a vantaggio, facile a dirsi, della relativa quiete venutasi a creare tra il Pd e le forze del centrodestra. «La proposta tuttavia – spiega la senatrice Doris Lo Moro, Pd, relatrice della legge – prevede la presenza paritaria nelle liste, l’alternanza nel ruolo di capolista e la preferenza di genere con seconda e terza preferenza annullate se il principio non viene rispettato».
Niente di tutto ciò, però, sarà applicato alla prossima tornata elettorale.
Per quanto riguarda le europee che si terranno tra poco più di un mese, infatti, la norma transitoria prevede che il meccanismo a tutela delle quote rosa intervenga solo nel momento in cui l’elettore decida di indicare tre preferenze. In questo caso, almeno una delle tre dovrà andare ad una donna, pena, in caso contrario, l’annullamento della terza preferenza.
Questo significa, tuttavia, che gli elettori che decideranno di esprimere meno di tre preferenze saranno esentati da qualsiasi norma a tutela della parità di genere. «Praticamente una norma inutile» sbotta Loredana De Petris, Sel.
L’insoddisfazione, ad ogni modo, è palpabile anche in casa Pd dove la senatrice Lo Moro ha giustificato la sintesi votata oggi come l’inevitabile risultato di un lavoro iniziato mentre la campagna elettorale per le prossime europee era già iniziata
«A chi non si trova d’accordo voglio dire che lo capisco – spiega la senatrice Pd – perché nemmeno io lo ero, ma c’è una larga maggioranza che sostiene la proposta e non se ne può non tener conto. Sapremo nel futuro se quella di oggi è una vittoria parziale o una sconfitta. Per ora chiudiamo l’iter parlamentare nei termini condivisi da gran parte dell’aula».
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