di Paolo Bogliano
La tanto sospirata firma del ministero del lavoro è arrivata: la cassa integrazione straordinaria in deroga al De Tomaso sarà prorogata per 4 mesi. Un accordo che arriva da Roma è una boccata d’ossigeno per i mille lavoratori di Livorno e Grugliasco, in attesa che qualcuno si faccia avanti per rilevare l’azienda. E l’interesse della Lotus aggiunta ad altre di pretendenti il cui interesse si è palesato a luglio ha premesso la proroga chiesta dal curatore fallimentare. «Un risultato importante che tutti auspicavamo, con la consapevolezza che quello firmato oggi è l’ultimo decreto di autorizzazione alla proroga della cassa in deroga per i lavoratori dell’azienda» dice l’assessore al lavoro della Regione Piemonte Gianna Pentenero. È proprio sua la firma sotto l’accordo dopo quella del ministro «siamo speranzosi – aggiunge – che gli elementi di novità emersi, ovvero le manifestazioni di interesse all’acquisizioni pervenute da una parte di sedi di aziende. Nel frattempo i lavoratori che si avvalgono della cassa in deroga sono chiamati dalla Provincia di Torino a partecipare alle attività di formazione e ricollocazione lavorativa finanziate dalla Regione Piemonte e dal Feg, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. La partecipazione a tali attività – conclude – è condizione necessaria per non perdere il diritto a beneficiare della cassa».
«Il dato positivo – sottolinea Vittorio De Martino, segretario della Fiom piemontese – è che siamo di fronte a un provvedimento che tutela per altri quattro mesi il salario dei lavoratori. Siamo però all’ultima proroga possibile della cassa ed è chiarissimo che la risoluzione del problema passerà attraverso la definizione di un nuovo piano industriale per la ricollocazione dei lavoratori: Governo, Ministeri e Regioni devono assolutamente mettere nella condizione gli eventuali investitori di costruire un piano che risolva il problema occupazionale». «La situazione della De Tomaso – conclude – è emblematica delle difficoltà del Piemonte: senza investimenti si rischia un futuro di disoccupazione per migliaia di lavoratori ed e’ necessario progettare un processo di reindustrializzazione perchè Torino e il Piemonte non si possono affidare unicamente agli impegni, per altro ancora imprecisati, annunciati della Fiat».