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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Crisi Scarpe & Scarpe: a rischio 1800 posti di lavoro

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Il brand torinese Scarpe & Scarpe, la grande catena di calzature, ha presentato un’istanza di concordato preventivo al tribunale fallimentare di Torino, città dove l’azienda ha la propria sede principale.
A rendere la notizia arriva da Filcams Cgil.
La motivazione dell’istanza presentata è la previsione di una mancata fatturazione per circa 50 milioni di euro, dovute all’emergenza Coronavirus.
Tali presunte perdite andrebbero ad aggiungersi alle pregresse passività.
Dal punto di vista dei sindacati questo stato di cose “pone fortissime preoccupazioni sul futuro dei circa 1800 dipendenti dislocati nei 153 punti vendita del paese”.
Le organizzazioni sindacali nei giorni scorsi hanno sottoscritto un accordo per le nove settimane di cassa in deroga previsto dal decreto legge cura Italia, senza però trovare garanzie per il saldo mancante della mensilità di febbraio retribuita solo al 60 per cento.

Le parti sociali aggiungono: “Tutti i dipendenti oggi versano in evidente difficoltà per il reperimento di forme di reddito: al mancato saldo della mensilità di febbraio si aggiungono i tempi di attesa per la riscossione della cassa Integrazione, quando l’Inps sarà in grado di metterla in pagamento”. Scrivono da Filcams Cgil: “La chiusura dei punti vendita per l’emergenza sanitaria Covid-19 pare abbia dato il colpo di grazia alla catena Scarpe & Scarpe, che ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale Fallimentare di Torino, città dove l’azienda ha la propria sede principale. Le organizzazioni sindacali hanno ricevuto oggi la comunicazione ufficiale dell’istanza di concordato, venendo contestualmente a conoscenza di uno stato di difficoltà aziendale, che parrebbe risalire ad una situazione pregressa alla chiusura dei punti vendita decisa dal Governo per l’emergenza sanitaria. Alla decisione di percorrere la strada del concordato preventivo i vertici aziendali sono giunti dalla previsione di mancate fatturazioni per circa 50 milioni di euro, dovute all’emergenza da Coronavirus, che andrebbero a sommarsi alle pregresse passività. Una condizione che pone fortissime preoccupazioni sul futuro dei circa 1800 dipendenti dislocati nei 153 punti vendita del paese.

Aggiungono dal sindacato “Data la situazione di oggettiva difficoltà, qualche giorno fa, le organizzazioni sindacali avevano sottoscritto un accordo per la fruizione delle 9 settimane di Cassa in Deroga previsto dal DL n.18 del 17.03.20, senza però trovare garanzie per il saldo mancante della mensilità di febbraio retribuita solo al 60 per cento”.

“Tutti i dipendenti oggi versano in evidente difficoltà al reperimento di forme di reddito: al mancato saldo della mensilità di febbraio si aggiungono i tempi di attesa per la riscossione della Cassa Integrazione, quando l’Inps sarà in grado di metterla in pagamento”, sottolineano.

“I sindacati, per monitorare la situazione, chiedono all’azienda di poter aprire un tavolo permanente di confronto sullo stato di avanzamento del piano concordatario, previsto nei 120 giorni (al massimo) dalla presentazione dell’istanza; sulla gestione dei punti vendita quando sarà possibile la riapertura; sulle azioni aziendali intraprese per favorire la ricerca di soluzioni a risanamento della propria condizione economica e finanziaria a supporto della continuità occupazionale e reddituale dei propri dipendenti”, concludono da Filcams Cgil.

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