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giovedì, 24 Ottobre 2024

Costruttori preoccupati: "Sulla Tav non si può tornare indietro”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

C’è preoccupazione negli addetti ai lavori per le future decisioni che il governo Lega-M5s prenderà sulla Torino-Lione e sulla Tav.
Il presidente del Collegio Costruttori di Torino, Antonio Mattio, non nasconde che se il progetto dovesse fermarsi molte aziende potrebbero essere a rischio.
«Siamo preoccupati. Abbiamo iniziato faticosamente progetti vari, non si può tornare indietro – spiega Mattio – Ci sarebbe una marginalizzazione di Torino sempre maggiore».
Per il presidente dei Costruttori la Tav è «un’opera strategica per il territorio. Ci sono rallentamenti, mentre in Francia stanno andando avanti, siamo molto indietro».
«È stata calcolata una ricaduta di 250 milioni di euro. Finora sono arrivato solo tre milioni di appalto dell’impianto dei cantieri. Si continuano a spostare i termini, le imprese soffrono», dice Mattio.
Intanto non vede ripresa il settore edile torinese, nonostante i buoni rapporti con l’amministrazione per costruire un piano di rilancio. «La situazione dell’occupazione nel settore edile è disastrosa – commenta Antonio Mattio – Dieci anni fa gli iscritti alla Cassa Edile erano 18.000, oggi sono circa 9.000, e bisogna aggiungere l’indotto che non rientra in questi dati. È come avere avuto 18 Embraco, due all’anno. La politica non ci ha supportato né difeso».
Per Mattio i rapporti con la presente amministrazione sono buoni: «C’è da parte loro grande disponibilità ad ascoltare e a cercare di risolvere problemi, anche micro,che possono aiutare le imprese. Abbiamo un buon rapporto con il vicesindaco, abbiamo aperto qualche tavolo, ci sono segnali positivi. Tra i più evidenti la delibera sulle agevolazioni per le ristrutturazioni non è la panacea di tutti i mali ma dà una prima proposta concreta». Tuttavia nel 2018 il Comune di Torino ha appaltato meno di 10 milioni di euro, cifra inferiore in proiezione rispetto all’anno scorso: «perché i fondi sono bloccati dalla Corte dei Conti», denuncia Mattio.

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