Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio è cauto e non è convinto che il 4 maggio si possa tornare alla “nuova normalità” qui da noi. È quanto emerge nelle interviste rilasciate ai quotidiani La Stampa e Il Corriere della Sera.
Per Cirio in Piemonte bisogna fare valutazioni differenti da resto d’Italia. “Noi dobbiamo fare valutazioni più rigorose rispetto al resto d’Italia. Occorre molta serietà e prudenza, alla luce dei dati attuali non ci sono le condizioni”.
“Attività come il take away possono creare situazioni di assembramento difficilmente gestibili, soprattutto in città come Torino dove in alcuni quartieri si sono già create situazioni complesse dal punto di vista dell’ ordine pubblico”.
“La fase 2 non potrà prescindere dall’uso obbligatorio delle mascherine. Il governo non sembra orientato in questa direzione, noi invece le imporremo dalla prima decade di maggio”.
L’augurio di Cirio è”che le previsioni sul contagio zero entro il 21 maggio siano veritiere. Nel frattempo ci stiamo attrezzando per i test sierologici, anche se attendiamo una risposta chiara dall’ Istituto superiore di Sanità, perché a oggi non è ancora acclarato se forniscano una patente di immunità o siano validi solo a fini statistici”.
“Quella contro il coronavirus è la più grande battaglia dal dopoguerra, e qui in Piemonte la Resistenza l’abbiamo fatta”.
Cirio inoltre ricorda che il Piemonte ha in Italia la più alta percentuale di contagi per abitanti, ma allo stesso tempo: “è anche vero che processiamo ormai 6.000 tamponi al giorno, siamo tra le Regioni che ne fanno di più”.