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giovedì, 24 Ottobre 2024

Coronavirus, Airaudo (Fiom): “Ridurre attività fabbriche”. Gallina: “Non per tutti”

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Giorgio Airaudo, della Fiom Piemonte, chiede una riduzione delle attività produttive, visto l’emergenza Coronavirus: «Bisogna programmare il rallentamento o la chiusura di tutte le attività produttive non indispensabili. Il sindacato è pronto a discutere tutte le misure necessarie per permettere ai lavoratori di rispondere anche loro all’invito di restare a casa».

«Hanno ragione tutti quelli che pensano che sia necessario fermare tutte le attività non indispensabili, posticipare tutte le commesse non urgenti, negoziando tutti gli strumenti di tutela fino alla cassa integrazione in deroga – continua  Airaudo, che propone di «utilizzare le fermate per fare, laddove non sono stati ancora effettuati, concordandoli con il sindacato, tutti gli interventi di sanificazione degli ambienti collettivi, come mense, sale d’attesa, sale relax e spogliatoi».

Per il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, invece la chiusura non è indispensabile:

«Si possono individuare soluzioni per beni non necessari, con accordi a livello territoriale, di settore o di filiera, ma non è possibile chiudere tutto perché ci sono aziende che perderebbero le commesse e non riaprirebbero più».

«Bisogna trovare un equilibrio tra due esigenze: ridurre il contagio con minori contatti possibili anche all’interno delle aziende e non penalizzare le fabbriche chiudendole perché così si ammazza il Paese. Una modulazione concertata con il sindacato per potere ridurre la capacità produttiva in un momento di economia debole è possibile, ma bisogna consentire alle aziende che vogliono lavorare a capacità produttiva piena di poterlo fare. L’importante è che non siano il governo i i governatori a prendere decisioni forti per tutti», spiega Gallina.

Per il presidente degli industriali torinesi «bisogna essere molto rigorosi nell’applicare le norme negli spazi di lavoro, ma anche nelle parti aperte al pubblico». Per le imprese torinesi cominciano ad emergere difficoltà legate al trasporto internazionale delle merci (“non si trovano mezzi o hanno un costo triplicato rispetto al passato”) e alla fornitura di componenti.

«Al momento – conclude Gallina – registriamo solo situazioni di sofferenza, ritardi, difficoltà, non ancora blocchi dell’attività. La macchina produttiva sta rallentando, per questo deve rimanere accesa, ma bisogna lasciare aperte solo le attività fondamentali».

 

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