di Moreno D’Angelo
Sicuramente un bel segnale. Domani i capigruppo del Consiglio comunale di Torino si riuniranno nel carcere Lorusso Cotugno, dopo un sopralluogo e incontri nella struttura che ospita circa 1500 detenuti (la capienza che dovrebbe non superare i 1100). Al centro del confronto vi saranno problematiche e emergenze della popolazione detenuta e di chi lavora in questa realtà.
Diverse e variegate le positive iniziative (l’ultima intende impiegare alcuni detenuti nelle pulizie delle strade durante l’ostensione della Sindone) che hanno caratterizzato un sempre maggiore impiego di persone recluse in lavori di ristrutturazione e nel confezionamento di prodotti del forno (pane e pasticceria). A questo fanno da contraltare le consuete note dolenti che partono dal sovraffollamento, dalle carenze igienico sanitarie, dai temi del reinserimento, dell’assistenza e della vivibilità per chi vive in un carcere. Certamente il fatto che da tempo circa un terzo della popolazione detenuta alle Vallette possa vivere in regime di “celle aperte” per otto ore è un dato molto positivo.
L’associazione Antigone, molto impegnata e documentata sui temi carcerari, rilevava con la consueta precisione come nella struttura torinese convivessero nei vari bracci realtà molto diverse per quanto concerne la loro vivibilità.
Tornando alla notizia dell’incontro dei capigruppo consiliari in carcere è da evidenziare come queste visite, oltre ai riscontri ufficiali, abbiamo un grande impatto per chi chi è detenuto. Poter scambiare una battuta, un saluto, un sorriso e soprattutto il sentirsi seguiti come persone dagli uomini delle istituzioni (e non guardati come scimmie allo zoo), è un fatto che ha una grande importanza e infonde speranza per chi deve passare molti mesi e molti anni in cella. La cura principale che impedisce deliri e un over ricorso agli psicofarmaci si chiama lavoro e possibilità di esprimersi. L’umanità è la chiave principale che apre la strada al reinserimento.