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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Come accelerare il metabolismo

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Alzi la mano chi, quando si è trovato a esprimere un desiderio, non ha mai pensato, magari in un periodo di feste comandate caratterizzato da un forte eccesso a tavola, a quanto sarebbe bello avere il metabolismo veloce.

Prima di tutto, ricordiamo una cosa che non tutti sanno: parlare di metabolismo veloce è sbagliato. Bisogna parlare, dal punto di vista tecnico, di metabolismo efficiente o inefficiente.

Una volta chiarito quanto si dovrebbe mangiare ogni giorno – il calcolo gratuito del fabbisogno calorico si può effettuare in pochi click online – non resta che capire come destreggiarsi a tavola – e non solo – per dare una scossa al metabolismo.

Non dimenticare i carboidrati

I carboidrati sono ingiustamente demonizzati quando si parla di alimentazione sana. Gravissimo errore! Oltre a rappresentare una preziosa fonte di energia per il nostro organismo, aiutano a migliorare l’efficienza del metabolismo.

In che modo? Grazie alla loro influenza sull’aumento della sintesi delle proteine disaccoppianti UCP 2 e UCP 3, tra le dirette responsabili del miglioramento dell’efficienza del metabolismo.

Da non trascurare, inoltre, è il fatto che i carboidrati sono in grado di agire sull’enzima deiodinasi. Quest’ultimo è in grado di convertire l’ormone tiroideo T3 in T4. La differenza? Il secondo è molto più attivo.

La scienza ci fornisce quindi tutte le ragioni per non eliminare i carboidrati dai pasti. Ovviamente vanno scelti bene, su questo non ci sono dubbi. La cosa giusta da fare, come viene spesso ricordato, è focalizzarsi verso quelli integrali provenienti da alimenti ricchi di fibre.

Digiuno? No, grazie!

La restrizione calorica eccessiva e il digiuno non aiutano a migliorare il metabolismo. Succede anzi il contrario. La sua efficienza diminuisce come fisiologica risposta alla penuria di cibo.

Quando le calorie introdotte diminuiscono drasticamente, l’organismo si attrezza riducendo il dispendio energetico e cercando di prendere il più possibile dai nutrienti contenuti nei vari alimenti che portiamo in tavola.

Se si prende, per esempio, la strada della restrizione calorica in occasione di un determinato pasto della giornata – in molti fanno questa scelta a pranzo, consumando solo un frutto o un pacchetto di crackers – il risultato, nel momento in cui si ritorna a mangiare normalmente, è quello di immagazzinare una quantità di grasso decisamente più alta.

Scegli il workout giusto

Ci spostiamo un attimo dal focus sull’alimentazione, per parlare di come allenarsi per migliorare l’efficienza del metabolismo. Tra i consigli più utili al proposito rientra il fatto di lavorare sull’ottimizzazione del tono muscolare.

Il vantaggio di quest’obiettivo, che si può perseguire attraverso la pesistica, riguarda il fatto che il metabolismo continua a mantenersi efficiente non solo sotto sforzo, ma anche, nei casi in cui la prestazione fisica è stata particolarmente elevata, fino a 12 ore dopo.

L’optimum prevede di partire con esercizi a intensità particolarmente alta e di concludere l’allenamento, che non dovrebbe durare meno di 40 minuti, con un workout aerobico.

Il potere dell’idratazione

L’acqua è in grado di attivare i meccanismi di termogenesi, essenziali per l’efficienza del metabolismo. Dal momento che i suoi effetti su quest’ultimo sono di durata limitata, è essenziale idratarsi costantemente lungo tutto l’arco della giornata.

I 2 litri consigliati dagli esperti sono una stima di massima. L’apporto idrico massimo per ogni persona dipende da diversi fattori, tra cui il sesso, il peso, il livello di attività fisica. Ovviamente non bisogna dimenticare che l’acqua non è solo quella che si versa nel bicchiere. A concorrere all’apporto idrico, infatti, ci pensano anche numerosi cibi.

L’importanza della lentezza

Si dice spesso che la prima digestione inizia in bocca: è verissimo. Mangiando velocemente, i cibi che si assumono non vengono masticati. Il risultato è un’esacerbazione del gonfiore addominale e un peggioramento dell’efficienza del metabolismo, che si trova coinvolto in un processo di digestione più difficile del previsto.

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