«Guariniello indaghi anche sulla diffusione dei dati delle cartelle cliniche degli Spedali Civili di Brescia. Dati tra l’altro falsi». Si apre così la conferenza stampa a Roma di familiari e pazienti che sono in cura con il metodo Stamina per presentare i miglioramenti. Si apre con le parole di Felice Massaro, nonno di Federico, bambino sottoposto alla medicina di Davide Vannoni, il laureato in Lettere che dice di aver trovato questo metodo alternativa.
«Una conferenza – ha detto Massaro – che sarà interamente registrata e inviata alle procure: Milano, Brescia, Torino, Cuneo e Napoli. Sono state dette troppe bugie, non ne tollereremo altre».
Vogliono la verità, urlano i parenti, per loro sono falsità quelle dei dati delle cartelle sintetiche presentate alla Procura in cui emergerebbe che non ci sono stati miglioramenti nei pazienti. Urlano anche «assassini, andatevene», riferendosi ai giornalisti accusati di aver messo in piedi la macchina del fango per screditare la cura.
Se da una parte c’è chi continua a difendere a spada tratta il metodo Stamina, dall’altra c’è chi lo critica fortemente. A intervenire sulle cure di Vannoni, anche Silvio Viale, il medico diventato celebre per la lotta a favore della pillola abortiva Ru486: «Vannoni rischia di rallentare la ricerca, focalizzandola su un elemento indeterminato, che sfrutta il nome delle staminali e aiuta chi si oppone alla ricerca sulle cellule staminali embrionali».
«Qualche paese sarà anche disposto ad accoglierlo, a tollerarlo, come si sopportano santoni e ciarlatani vari – aggiunge Viale a proposito dell’intenzione di Vannoni di proseguire la sperimentazione del suo metodo all’estero – Io, che per la Ru486, un farmaco sperimentato e regolarmente registrato, ho dovuto subire l’ostracismo di ministri e politici di ogni risma, ignoranti e mal consigliati, non temo le staminali di Vannoni e gli dico con serenità di andare pure a quel Paese. Vada pure dove gli sarà permesso di spacciare la sua pozione miracolosa da far-west. Per quanto mi riguarda, potrebbe continuare a farlo anche in Italia, purché non chieda a me e al Servizio Sanitario Nazionale di essere complici e finanziatori della sua predicazione. Mi dispiace per i suoi seguaci, in particolare per i malati e i loro famigliari, ma questo è un altro capitolo della storia».
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