di Bernardo Basilici Menini
L’assessora all’Ambiente Stefania Giannuzzi ha preso tempo. Tentennando anche sulle promesse fatte in campagna elettorale dalla sindaca di Torino Chiara Appendino, che assicurava che la questione dei campi rom si sarebbe risolta. «Smantelleremo il campo rom entro la fine della cosiliatura». Ovvero entro quattro anni. Queste le parole dell’assessora, alcuni giorni fa, che ha anche assicurato che erano state prese delle misure per rafforzare il controllo in quell’area.
Ma se la giunta è indecisa, non lo è il tribunale di Torino, che il sedici settembre scorso ha ordinato lo sgombero del campo nomadi, per metterlo sotto sequestro preventivo, su richiesta del pubblico ministero Andrea Padalino, per l’indagine sul reato di disastro ambientale doloso e invasione di terreno. Il tutto al fine di evitare che venga ancora compromessa la situazione ambientale e igienica della zona. Le accuse sono rivolte a circa cento indagati che vivono nel campo rom, un’area sottoposta al vincolo paesaggistico ambientale. Tra questi, due uomini quarantenni che a seguito dello sgombero di Lungo Stura Lazio aevano beneficiato di un contributo per rientrare in patria ma successivamente si erano spostati in via San Germagnano.