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venerdì, 18 Ottobre 2024

Cameriera torinese: ha senso lavorare per tre euro l’ora? Schiava no!

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Moreno D’Angelo

Non è sempre facile per i tanti in cerca di lavoro, specie per i più grandicelli, accettare quanto viene proposto dal  mercato a Torino e non solo.
Call center, venditori a provvigioni, collaborazioni giornalistiche, lavori pulizie.  grafici, camerieri.. a prezzi stracciati
Cristina (nome di fantasia) ha una lunga esperienza nei locali di Torino. Una donna bionda energica che sa il fatto suo ci racconta la sua ultima disavventura lavorativa: «Sono andata a fare la prova come cameriera in uno dei più famosi  ristoranti nel cuore di Torino.  Lavorano da paura. Fanno dai 100 ai 300 coperti al giorno. Dopo cinque ore di servizio pranzo mi dicono che vado bene e che avrei potuto iniziare dal 27 dicembre sia nel servizio pranzo che cena. Questo con un orario che va dalle 10.30 alle 15.30 e la sera dalle 17.30 a mezzanotte. In verità i colleghi mi hanno avvisato che non si finisce mai a mezzanotte e che i lavori possono procedere fino anche alle due e spesso anche alle tre della notte».  Insomma un locale che gira e ha successo. E la paga?   Per il servizio pranzo vengono riconosciuti 15 euro e 25 per il servizio cena.
«Va bene la mancanza di lavoro, il periodo nefasto e tutto quello che vuoi ma farmi schiavizzare no!» è il deciso e esterrefatto commento di Cristina che aggiunge:   «Ho ringraziato per l’ offerta e considerazione e, ridendo con un po’ di amarezza,  ho risposto ai titolari  che mai nessuno prima di allora si era mai permesso di sottopagarmi così».  In conclusione ha precisato che gli è stato anche proposto un contratto  al minimo: «Che magnanimi».
Cristina ha rifiutato  ma è sicuro che nell’arco di poche ore altri ragazzi siano stati tranquillamente assunti a quelle condizioni.  E siamo nel centro di Torino in una location più che consolidata  figuriamoci quanto avviene in altre location più marginali specie sotto l’aspetto economico.
Basta vedere le offerte di lavoro su internet per rendersi conto di quante occasioni di sfruttamento abbondino. Per non parlare della valanga di proposte di magici introiti e successi tranquillamente restando a casa con le magie del trading on line gestito da soggetti mai ben specificati che hanno spesso  l’ovvia pretesa di una quota per iniziare i lavori o la formazione.  Anche per  i grafici i prezzi sono scesi ai minimi data l’ampia concorrenza e l’accessibilità di pratici pacchetti programma informatici . Nel giornalismo invece quando si trova un soggetto che paga un minimo per una cartella è oggi grasso che cola per il resto quasi sempre solo promesse di “crescere in modo stimolante a contatto di giornalisti esperti”.  Dopo tutto da tempo anche nelle grandi aziende la politica del lavoro  tende a precarizzare,esternalizzare, decontrattualizzare parte delle lavorazioni creando una “sana conflittualità con gare a premi tra chi vende di più. Una sorta di multilevel eletto a modello.  Un sistema che la dice lunga su cosa cela la  vendita spregiudicata di certi prodotti finanziari che oggi sono al centro delle polemiche che investono le banche. L’importante è . mandare via i vecchi e assumere i giovani a metà prezzo. Paghi due e prendi tre.

 

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