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martedì, 22 Ottobre 2024

Borsalino, un cappello pieno di crisi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Moreno D’Angelo
La crisi dello storico marchio italiano, fondata a Alessandria nel 1857 da Giuseppe Borsalino, famoso in tutto il mondo per i suoi prestigiosi cappelli, preoccupa seriamente i suoi 130 dipendenti che si considerano punto chiave della continuità aziendale. «Sono loro, unitamente ai macchinari storici che caratterizzano la produzione della Borsalino, il vero patrimonio». Questo hanno dichiarato i sindacati dopo l’ultimo incontro con l’azienda, la quale ha fornito le sue rassicurazioni impegnandosi a praticare un percorso condiviso con i sindacati che saranno prontamente informati sugli sviluppi della situazione. Questo non ha calmato il clima di tensione tra i dipendenti emerso nelle assemblee. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno precisato: «Siamo di fronte a lavoratori che con la loro professionalità rappresentano un pezzo importante del made in Italy, decantato e spesso mal protetto dalle politiche nazionali, lavoreremo per favorire tutte le azioni possibili per salvaguardare tutto questo a partire dalle maestranze».
Borsalino, un’azienda che, a inizio del ventesimo secolo, arrivò a produrre oltre due milioni di cappelli all’anno, impegnando 2500 lavoratori. Un dato incredibile per l’epoca. Il prestigio del marchio, divenuto un vero simbolo, parte dalla qualità assoluta del prodotto confezionato rigorosamente in feltro e pelle di coniglio. Un fenomeno che sviluppò allevamenti domestici di conigli in tutta l’area. Il Borsalino è riuscito a imporsi anche a Londra come bombetta apprezzatissima e anche negli Stati Uniti così come nel resto del mondo. E’ seguito poi un declino per i cambiamenti nelle tendenze ma il nome Borsalino resta fondamentale nel cuore degli alessandrini per le tante opere realizzate nella città grazie alla generosità della dinastia. Sulla storica produzione di cappelli nel 2006 è stato anche inaugurato un museo. Anche a ricordo della devozione dei nostri nonni con la quale indossavano e conservavano il loro cappello. All’epoca non vi era il consumismo e l’unico cappello della vita aveva un solo nome: Borsalino, appunto.

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