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martedì, 22 Ottobre 2024

Biglietti aerei: giochi delle tre carte nei cieli

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Vuoi volare da Torino a Londra, gratis o quasi? Anzi, a 100 euro? Compra on-line, e alla fine ne paghi 127. Ma non erano 100 euro? Solo in apparenza. Perché nella vendita dei biglietti aerei, nell’epoca del low cost in tutto e per tutto, trasparenza e correttezza sono ancora una metà lontana.
Fioccano infatti le offerte, ma le vere tariffe sono ancora nascoste tra nuvole e trabocchetti, con il solito risultato: spiacevoli soprese per il consumatore che si illude di spendere poco e si trova a pagare un prezzo ben diverso da quello che lo ha attratto nell’acquisto.
Internet è costellato di tranelli e pratiche commerciali scorrette, violazioni più o meno eclatanti o sottili, e tutela e rispetto del consumatore sono calpestati dalle più spietate logiche della concorrenza, non sono nazionale, ma anche transfrontaliera, se così si può dire, non solo quando le società fanno parte di gruppi esteri, ma anche nel caso di colossi leader del settore dell’intermediazione, italianissime per lingua e origine, ma con sede a Chiasso.
Il meccanismo è sempre lo stesso: c’è un prezzo stracciato, pubblicato in banner che compaiono come funghi, in colorate newsletter o sulle home page, che nel corso della procedura d’acquisto aumenta e alla fine “decolla”, con l’effetto di aggirare codice del consumo e tutta la normativa italiane ed europea, rafforzata nell’e-commerce, specialmente negli ultimi anni a partire dalle liberalizzazioni Bersani in poi, ma disattesa.
Quello che cambia è come raggiungere il risultato. Se infatti sta forse finalmente sparendo la subdola applicazione di costi nella modalità di vendita “opt-out” (pratica ingannevole per cui l’utente, invece di scegliere, deve “deselezionare” il proprio consenso già espresso in automatico), come ad esempio è avvenuto per assicurazioni e imbarco bagagli, oggi registriamo sempre più frequenti casi di pesanti ricarichi del prezzo per l’utilizzo della carta di credito (cd. “credit card surcharge”).
Come dire che parrebbe che nella procedura d’acquisto vada tutto liscio, salvo quando si arriva alla fine e si tratta di pagare, momento in cui, per un mirabolante gioco virtuale, cambiano le carte in tavola.
E dire che in Italia, secondo quanto previsto dal d.lgs. 11 del 2010, attuativo della direttiva 2007/64/CE (o PSD, “Payment Service Directive”) non si potrebbero aggiungere costi per l’utilizzo di determinati strumenti di pagamento. E dire anche che nel frattempo sono fioccate le sanzioni (anche per centinaia di migliaia di euro) dell’Antitrust che, a partire dalle prime fasi della liberalizzazione, ha costantemente e reiteratamente concentrato la propria indagine sulla trasparenza dei prezzi evidenziando già nel 2005 torbide pratiche di commercio on-line (forme di offuscazione “obfuscation” della tariffa netta), ad esempio per l’applicazione di un supplemento per la benzina o per la promozione di prezzi per un numero ridotto (e inaccessibile) di biglietti, non solo da parte di compagnie aeree (Ryanair sempre nel mirino e già prima del divieto di applicazione del “credit card surcharge” Alitalia, Blue Panorama, Easyjet, Ryanair, Wizz Air e Vueling), ma anche delle note agenzie di viaggio on-line come Expedia, Edreams e Opodo.
Anche il Movimento Consumatori si è attivato per ottenere l’inibitoria delle pratiche commerciali scorrette, diffidando nel 2013 le maggiori agenzie di viaggio on-line e Ryanair e avviando procedure cautelari davanti ai tribunali di Milano e Roma.
Marco Gagliardi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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