Una lunga cena per ricucire uno strappo non voluto. Uno strappo tra Galliani e il Milan forse inevitabile, prima o poi, ma che è arrivato nel momento meno opportuno: per il Milan, che a breve affronterà l’Ajax in Champions League e l’Inter nel derby, e per il presidente Berlusconi, che si trova in uno dei momenti più difficili e meno felici della sua carriera politica, in un turbine di problemi giudiziari.
E così, l’offesa subita dall’amministratore delegato rossonero Adriano Galliani viene ripianata, i torti subiti per mano (ma soprattutto per bocca, per mezzo stampa) dalla figlia Barbara vengono riparati da papà, che proprio non è nel momento giusto per sopportare anche la crisi del Milan. Perché la lettera di dimissioni che Galliani ha lasciato sul tavolo del presidente non è detto che si a stata stracciata, anzi. Potrebbe semplicemente essere stata riposta in un cassetto. E non è solo una questione di buonuscita per il fedele ad, ma anche di immagine.
Galliani è, o almeno lo era fino a poco tempo fa, l’uomo fidato della tifoseria: il tifoso che avrebbe potuto con una cordata rilevare il Milan e portarlo di nuovo agli antichi fasti. Il rinnovamento va avanti, certo. Ma non ora, non così. Non facendo scappare in questo modo l’uomo che ha dimostrato di avere un cuore rossonero, col rischio di alimentare ulteriormente i dissapori di una tifoseria che ha dimostrato di non aver più voglia di accettare qualsiasi cosa.
Si va avanti, quindi, da separati in casa. Berlusconi ricompone, ma lo strappo è stato talmente violento e talmente improvviso che porterà presto ad una rivoluzione. Con i tempi giusti, quelli che detta “papà”.
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