di Moreno D’Angelo
La Fiom è quanto mai preoccupata per le prospettive occupazionali nelle aziende metalmeccaniche torinesi dove vede il concreto rischio di un possibile restringimento della base industriale. L’allarme parte da quanto emerge da una indagine effettuata in 45 aziende medio grandi del torinese, compresa Fca, che ricorrono agli ammortizzatori sociali.
Il quadro, illustratro dal segretario provinciale Federico Bellono, individua tra i 5.000 e i 10.000 posti a rischio. La cifra potrebbe ulteriormente crescere fino a quota 15.000 comprendendo anche le piccole imprese. Un quadro preoccupante anche alla luce dei dati sui lavoratori in cassa integrazione che ammontano a 12.029, di cui 2850 in quella ordinaria e 650 in cassa straordinaria. A questi vanno aggiunti i 65 contratti di solidarietà in essere che coinvolgono 2.569 lavoratori. Il pesante bilancio conta inoltre 288 aziende che hanno avviato la procedura di mobilità. Sono poi 630 le aziende che hanno dovuto chiudere o sono fallite.
Per il segretario provinciale della Fiom «si tratta di un quadro che non può lasciarci indifferenti, temiamo un restringimento della base industriale». Bellono ha definito gli investimenti di Fca a Mirafiori come un passo avanti non ancora sufficiente.