di Silvia Musso
Sono alle prese con il conteggio delle firme i sostenitori del Movimento Stop al Consumo di Territorio che lo scorso febbraio ad Asti hanno lanciato una petizione per dire un chiaro no alla costruzione “Agrivillage” e “Porta del Monferrato, delle Langhe e del Roero”.
Si tratta della volontà del Comune di Asti di realizzare due poli commerciali volti alla valorizzazione di prodotti locali e tipici. Per i sostenitori della petizione si tratta, invece, di centri commerciali veri e propri inutili, in primo luogo, perché andrebbero ad occupare suolo e, in secondo luogo, perché in una realtà come quella Astigiana, due poli del genere andrebbero a danneggiare anziché favorire la fitta rete di aziende locali esistenti.
Il dibattito si è sviluppato dopo un affollato incontro pubblico lo scorso 10 febbraio dedicato ai due progetti e alla luce delle univoche posizioni sostenute oltre che dal Movimento anche da Ordini professionali e organizzazioni agricole, vitivinicole e del commercio del territorio.
«Con la petizione si richiede in modo particolare di deliberare una “Variante di salvaguardia al vigente Piano Regolatore per arrestare qualunque nuova edificazione” all’interno della superficie comunale della città – spiegano dal Movimento – e consentire così la progettazione di un nuovo strumento di pianificazione urbanistica basato sui dati demografici e sui risultati del censimento del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato in città, opportunamente sviluppato dalla stessa amministrazione nei mesi scorsi».
Secondo questo censimento nel territorio di Asti ci sono: 1.422 edifici non residenziali vuoti (produttivi/commerciali/uffici); 1.786 abitazioni attualmente sfitte a fronte di una popolazione cittadina aumentata di poco più di 4 mila residenti negli ultimi 12 anni; 77.438 residenti alla data del 16 ottobre 2013 e un dato demografico storico molto chiaro: nel 1971 i residenti in Asti erano 76.151, dunque si è registrata una crescita di poco più di mille abitanti nell’arco di 40 anni abbondanti; 127.503 abitanti potenziali insediabili secondo quanto previsto dal vigente Piano Regolatore, ben 50 mila in più rispetto al reale.
Invece della realizzazione di Agrivillage e Porta del Monferrato sono altri i suggerimenti del Movimento: dalla progettazione di un efficiente sistema di trasporto pubblico a ad un marchio territoriale del Monferrato fino alla costituzione di una Rete di Economia Solidale e Sostenibile Astigiana. Modi, secondo il Movimento, per valorizzare le eccellenze locali senza cementificare ed occupare suolo.
Occupazione che non accenna a diminuire in Piemonte così come in Italia come emerso in un recente convegno tenutosi a Roma lo sorso 26 marzo organizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ISPRA ha definito e realizzato, in collaborazione con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, un programma di monitoraggio e di valutazione del consumo di suolo che si avvale di dati puntuali, acquisiti da ISPRA, ARPA e APPA, e di cartografia ad alta risoluzione.
I dati riportati dall’ente (aggiornati al 2012) evidenziano che, negli ultimi 3 anni, sono stati altri 720 i km2 ricorperti dal cemento, 0,3 punti percentuali in più rispetto al 2009, un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 km2 del 2009 ai quasi 22.000 km2 del 2012, mentre in percentuale è ormai perso irreversibilmente il 7,3% del territorio. In Italia si consuma suolo non solo a causa dell’edilizia, ma anche per costruire infrastrutture, che insieme agli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale (strade asfaltate e ferrovie 28% – strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19% – edifici 30%) e parcheggi, piazzali e aree di cantiere (14%).
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