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martedì, 22 Ottobre 2024

Artigiani e commercianti, più di 60 mila in piazza contro la crisi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Più di 60 mila persone tra commercianti e artigiani si sono date appuntamento oggi in Piazza del Popolo a Roma per protestare contro la mancanza di una risposta decisa da parte del governo – o dei governi – alla crisi che ormai da alcuni anni sta togliendo il fiato alla piccola imprenditoria italiana.
E per la prima volta tutte e cinque le associazioni di categoria che aderiscono a Rete impresa Italia si sono viste concorde e unite nel scendere in piazza e urlare il loro dissenso, la loro rabbia e la loro disperazione contro le istituzioni che per troppo tempo hanno dimostrato passo incerto.
La manifestazione, che si è svolta fin ora in modo pacifico, ha portato a delle richieste precise. Prima tra tutte quella di essere ricevuti al più presto dal nuovo premier, Matteo Renzi, in queste ore impegnato nelle consultazioni che daranno vita all’ennesimo esecutivo.
«Il prossimo governo e il Parlamento devono prendere atto di questa grande forza, dell’enorme malessere, delle difficoltà che vivono le nostre imprese e devono cambiare registro – afferma da piazza del Popolo Marco Venturi, presidente di turno di Rete Imprese Italia – per questo chiediamo al nuovo presidente del Consiglio di convocarci subito».
In caso contrario, assicura Venturi, si tornerà in piazza ancora più numerosi fino a quando non saranno date risposte concrete e rapide.
«Oggi qualcosa è cambiato – ha chiosato Carlo Sangalli, presidente di Confocommercio – la politica non può fare finta di niente. Siamo stanchi, meritiamo più rispetto. Come dobbiamo dirlo che non c’è più tempo, non bastano le imprese che chiudono e le masse che perdono il lavoro?».
Quello che certo traspare dalla piazza, secondo le stesse parole di Daniele Baccarino leader di Cna, è la perdita di pazienza e speranze da parte della piccola impresa che, delusa dalla politica, non è più disposta ad attendere riforme che dovevano giungere tempo addietro. «È un evento storico di cui la politica deve tenere conto – ha aggiunto poi Baccarino – Con la manifestazione di oggi gli invisibili sono diventati visibili perché le ragioni dell’impresa diventino le ragioni dell’Italia».
La grande partecipazione alla manifestazione sembra effettivamente suggerire che la misura della piccola industria italiana è ormai colma. E sono gli stessi numeri a darne ragione. Si calcola infatti che negli ultimi cinque anni abbiano chiuso più di mille aziende al giorno, portando a un raddoppiamento della disoccupazione passata dal 6,4% al 12,7%. Allo stesso tempo la pressione fiscale, anziché calare, ha raggiunto quota 44,3% del Pil. Valori non da poco se si considera che in un paese come l’Italia la piccola impresa rappresenta il 94% del tessuto produttivo del sistema Paese essendone, di conseguenza, il principale motore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(Alesssandra Del Zotto)

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