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martedì, 22 Ottobre 2024

Appello alla dignità agli uomini che ci governano

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Tante idee ma tutte confuse. Si accavallano l’una sull’altra, si spezzettano, si perdono in mille rivoli senza mai coagularsi in una proposta chiara, limpida, capace di rappresentare unitariamente tutto il partito fuori e dentro il Parlamento.
Sto parlando del Pd a poche settimane dal trionfale successo di Matteo Renzi alla segreteria nazionale, con circa tre milioni di partecipanti alle primarie.
Il sindaco di Firenze saltella ora da una televisione all’altra annunciando una riforma del lavoro, subito gradita alla Confindustria, contestata dalla Cgil, in pausa di riflessione la Cisl, mentre Cesare Damiano, ex segretario generale della Fiom oggi accreditato parlamentare del Pd su questi temi, esprime consenso su alcuni punti del progetto presentato su “La Repubblica” e forte dissenso su altri.
Mentre i senatori e i deputati democratici esprimono pareri opposti su una norma che prevedeva la punizione di quei Comuni e Regioni che combattono il gioco d’azzardo, Renzi liquidava la partita con una parola entrata con prepotenza nel linguaggio della politica: una porcata.
A meno di ventiquattro ore di fronte a un ennesimo dissenso esploso in seno ai parlamentari democratici sugli affitti d’oro pagati dallo Stato, Renzi dava ragione ai grillini che avevano chiesto la disdetta di tutti i contratti di locazione entro il 2014.
Per le slot machine si è parlato di un «errore» mentre per gli affitti d’oro «per tutelare i risparmiatori che hanno investito sui fondi immobiliari».
Per entrambe le questioni il Pd si è salvato in corner evitando due magre figure.
Lo specchio di questo marasma è offerto ogni giorno da “L’Unità” che, vale la pena sottolinearlo, riferisce giornalisticamente in modo apprezzabile tutte le variegate anime che oggi convivono nel Pd.
D’altra parte nel recentissimo saggio di Mauro Calise, docente di “Scienza Politica” all’Università di Napoli (“Fuori Gioco” edito da Laterza) si cita una ricerca di Wikipedia dalla quale risulterebbe che il Pd conta ben diciannove correnti, mentre la stima per la Dc, nel 1982, al massimo della sua frammentazione interna, arrivava solo a tredici.
Cosa possa accadere nell’anno che sta per arrivare è difficile prevedere.
Sempre per quello che riguarda il Pd su “L’Unità” di ieri (con buona pace di Oscar Farinetti, creatore di Eataly che con tono un po’ beffardo ha liquidato il giornale fondato da Antonio Gramsci) Pietro Folena ha scritto: «È quindi giunto il momento, finito il Congresso, di dare voce a una vera e nuova sinistra nel Pd. Di superare le divisioni correntizie e i gruppi di potere che hanno impedito un’unica candidatura alternativa a Renzi (…). Penso a una Costituente della sinistra che rifletta e proponga nuove idee per il tempo presente, e che apre un confronto con Renzi sul “verso” dell’innovazione: dove si deve andare, per fare che cosa».
Come accoglierà “l’uomo solo al comando” questa sollecitazione? Diversamente cosa può far prevedere tale richiesta?
Passiamo al governo. Letta nella conferenza stampa di Natale ha assicurato agli italiani che il peggio è passato, anche se la strada è ancora in salita. Soprattutto ci tiene, giustamente, a ribadire che «lui non è Babbo Natale».
Condividiamo purché non lo sia per tutti.
Ad esempio sulla vicenda Telecom da tempo era stato sollecitato di cambiare la legge sull’Opa per impedire quello che invece è accaduto ai danni dei piccoli azionisti nell’ultima assemblea.
Massimo Mucchetti, senatore eletto nelle liste del Pd, già stimato commentatore economico del “Corriere della Sera”, ha ripetuto su “L’Unità” («Caro Oscar questo giornale sempre più va difeso non svillaneggiarlo definendolo un bollettino meno diffuso della “Gazzetta di Alba”») ciò che aveva già sostenuto da Lilli Gruber (Otto e Mezzo, La 7): che il governo si è sottomesso ai poteri forti indicandoli in MedioBanca, Generali e IntesaSanPaolo, «appellandosi al mercato che non esiste più».
Peregrina la tesi sostenuta da Letta (non al Senato dove non si è presentato) secondo cui la riforma dell’Opa avverrà a tempo debito mentre con un decreto legge sollecitato da oltre duecento senatori non solo del Pd, sarebbe stato possibile.
Ma la sudditanza di questo governo a interessi estranei al bene comune è più che evidente pur di garantire la stabilità. Di che cosa?
Andando avanti di questo passo con il clima sociale sempre più incandescente, l’unica stabilità certa è quella delle macerie.
Come è mai possibile non capire che la colonnina del mercurio è schizzata così in alto da far esplodere il termometro?
Il Papa ha fatto sua la scritta apparsa in piazza San Pietro: «I poveri non possono più attendere». In quale dialetto va tradotta per farla intendere al governo delle larghe intese, al Pd, senza dimenticare il Colle?
Le categorie dell’ottimismo o del pessimismo non mi appartengono: esiste la categoria della dignità che significa rispetto dell’uomo conscio del proprio valore sul piano morale, che deve sentire nei confronti di se stesso e tradurre in un comportamento e in un contegno adeguati con il prossimo.
Quando si offrono quindici euro al mese in più a chi lavora (grazie alla riduzione del cuneo fiscale) si offende la dignità di chi riceve questa elemosina ma anche quella di chi ha varato questo provvedimento.

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