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lunedì, 16 Settembre 2024

Alla Festa de l’Unità prove di nuova opposizione

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

di Moreno D’Angelo

“Un anno di Appendino: Quali prospettive per la città” è stato il tema del confronto che ha concluso il Festival torinese de l’Unità con la partecipazione del capogruppo del Pd torinese Stefano Lo Russo, di Alberto Morano (Lista Morano), Francesco Tresso (Lista Civica per Torino) e del direttore di Nuovasocietà Andrea Doi come moderatore.
«Non esiste un punto sul quale si possa dire che questa Giunta abbia lasciato un segno e raggiunto un risultato. Si sono ora accorti di non avere la bacchetta magica ma lo stallo è disarmante, basta pensare al silenzio sulle tanto decantate periferie – esordisce Lo Russo che aggiunge – c’è preoccupazione per una gestione che sta impoverendo la città e che lascerà un quadro aggravato dei problemi».
Nel dibattito più che gli attacchi e reiterate critiche a una gestione definita fallimentare dai protagonisti dell’opposizione, sono emerse prese di posizione su come reagire al quadro di stallo che sta pesantemente condizionando il futuro della città.
Il rappresentante di Lista civica per Torino Francesco Tresso non ha nascosto la sua attenzione verso la novità rappresentata dalla nuova amministrazione pentastellata, manifestando la sua delusione: «Ad oggi non ho capito quale idea abbiamo della città e più che lavorare male penso lavorino poco».
Il consigliere Alberto Morano, presentato come grande accusatore della Giunta Appendino, si conferma nel suo ruolo puntando il dito verso la sindaca: «Si può essere giovani e inesperti ma non bugiardi». Prendendosi, lui esponente del centro destra, il primo applauso della serata del pubblico che nonostante la pioggia ha affollato lo spazio dibattiti.

Il riferimento è alla querelle tra la sindaca e Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei, con l’esplodere del caso Manet. La prima di una lunga serie di iniziative che sono sparite dal calendario della città.
Morano sottolinea l’assoluta mancanza di un progetto da parte di quest’amministrazione: «anche se mai l’avessero avuto lo hanno di certo abbandonato dopo essersi seduti sulle poltrone. Un fatto che oggi li porta a fare i conti anche con la stessa base».
L’esponente del centrodestra ha avuto anche cenni critici per il suo schieramento da lui definito articolato su posizioni molto diverse tra i suoi rappresentanti in Consiglio comunale tornando per poi soffermarsi sui dati sconcertanti che caratterizzano i livelli di povertà toccati sotto la Mole. «A questo si risponde non con i proclami e belle parole ma generando lavoro e opportunità che attraggono gli investitori e imprese».

Ma come salvare Torino. Esiste una ricetta?

«Bisogna offrire speranze e non rassegnarsi alla decadenza. Per questo occorre conoscere la realtà, senza “paraocchi ideologici”, per dare serie e concrete risposte per affrontare le sfide future della città». Entrando nel merito della realtà pentastellata si è auspicato: «devono ritrovare umiltà di ascoltare e procedere non solo con misure tampone che non portano da nessuna parte».
Per Lo Russo «non esistono ricette ma cose di buon senso da fare, mettendosi in ascolto della città» – aggiungendo che – «non basta aprire continui “tavoli di confronto” ma occorra anche trovare delle idee e una visione della città per affrontare seriamente i suoi problemi. O c’è il rischio di ritrovarsi un dormitorio».
Francesco Tresso ha ribadito la necessità di sviluppare un percorso condiviso e partecipato ricorrendo agli “Gli stati generali per la Città”.
Si è anche paventata una possibile implosione della Giunta Appendino: «Se riusciremo a mandarla via prima della scadenze naturali non tireremo indietro la gamba, ma sarà difficile prendendo atto della granitica maggioranza pentastellata». Più che ai sogni di una improbabile implosione grillina a Torino Lo Russo ha delineato quelle che dovrebbero essere le linee guida di una “nuova opposizione” che intende a candidarsi a prendere il posto dell’attuale amministrazione: «Si deve lavorare per costituire un motore di dialogo attento a nuove interazioni sul territorio, individuando gli interlocutori, evitando quelle logiche della “politica del contro”. Tutto questo facendo prevalere uno spirito di coinvolgimento per costruire il futuro di Torino in un clima di dialogo, confronto, superando quel senso di autosufficienza e chiusura che ha contribuito a far saltare un amministrazione certamente valida per la Città».

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