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martedì, 22 Ottobre 2024

Al Teatro Carignano di Torino “Il Moro” non è ciò che sembra

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“Io non sono quello che sembro”. Con questa frase scritta sul fondale del palco del Teatro Carignano estivo (per le serate dedicate unicamente alle opere di Shakespeare dal 25 giugno al 21 luglio 2019), la compagnia del Teatro Stabile di Torino accoglie il pubblico, ancora intento nella ricerca del proprio posto. Insieme ad essa uno “strano” personaggio attende paziente seduto ad un lungo tavolo di legno. Ai lati si notano subito tavolini da trucco, specchi e luci; siamo appena entrati nel backstage dello spettacolo.

L’Opera inizia con un simpatico gioco di inseguimento, da parte dello strano personaggio (Lucio De Francesco), verso il suo fascio di luce (detto occhio di bue) per poter dire finalmente la battuta iniziale per intero, ma, uscendo di scena senza aver terminato la sua battuta, lascerà il pubblico disorientato, che, velocemente, verrà poi rapito dall’entrata in scena della compagnia di attori e del loro tecnico (Andrea Triaca).

Assistiamo, così alla vera e propria preparazione degli attori con tanto di interazioni personali.

Quasi ad interrompere questo “rito” teatrale, Roderigo (Marcello Spinetta) e Iago (Angelo Tronca) danno inizio al vero e proprio dramma, conducendoci lentamente dal “fuori scena” alla vera e propria rappresentazione. Finalmente diamo un volto ad Otello, Il Moro, (Damien Escudier) e a Desdemona (Camilla Nigro) che ci trasportano immediatamente nel loro mondo idilliaco fatto di puro amore, passione e lealtà. Assistiamo cosi, come in un fugace flashback, al momento preciso dell’innamoramento di Desdemona, affascinata dai racconti delle innumerevoli avventure del suo eroe, Otello. Un monologo, quella di Otello, avvolgente, reso ancora più poetico dall’uso della lingua dell’amore, il francese (lingua madre dell’attore).

Per la prima parte dello spettacolo ci troviamo a Venezia, ed è tutto molto lineare e chiaro.

Forte la presenza di Iago (Angelo Tronca) che, diversamente da ciò che ci si aspetta da un personaggio del genere, ci regala risate e svago. Si tratta di un taglio registico più “spassoso”, Iago è buffo, impacciato, insicuro ma al tempo stesso ci confida delle grosse verità con due battute fondamentali: “Io non sono quello che sembro” ed ecco che ritorna la regola iniziale del gioco e, “Chi si fa sopraffare dalle passioni, cade” come a preannunciare la fine dei questo stesso gioco.

Iago, come altri attori faranno in seguito, interagisce con il pubblico chiedendo loro consigli e approvazioni. Notevole la trasformazione in stile Jeckyll e Hyde durante il monologo che preannuncia il suo vile e subdolo piano.

Con l’arrivo a Cipro, l’atmosfera cambia. Gli attori indossano costumi che riportano all’opera classica ma che contrastano con la scenografia moderna ed essenziale creata unicamente dalla grande e luminosa scritta: CIPRO.

A Cipro tutto può avvenire, sembra una sorta di Sodoma e Gomorra. Ed è proprio qui che iniziano a vacillare i principi, le sicurezze, la lealtà, l’amicizia e l’amore. Un modo confusionario, frettoloso, malizioso, perverso, traviato nel quale Otello, anche lui diverso dall’Otello che tutti noi conosciamo, meno forte ma più umano e sensibile, cadrà, rendendosi vittima. Dietro la grande scritta si intravede il “misterioso personaggio” dell’inizio che spala la terra durante tutta la pièce teatrale.

Iniziamo a conoscere meglio anche Cassio (Michele Schiano Di Cola), l’amico fedele, il valoroso e affidabile luogotenente su cui Otello e Desdemona confidano. Arrivato a Cipro, Cassio, trasportato dall’opportunista Iago, inizia a mostrare le sue debolezze ed è proprio su queste che precipiterà nel vortice dell’ambiguità.

Questa complessa seconda parte è intervallata da divertenti scene che raccontano la quotidianità del rapporto personale tra Emilia (Barbara Mazzi), ironica e coinvolgente e Iago, tra Bianca (Alice Spisa) e Cassio (Michele Schiano Di Cola).

Significativa e di impatto la scena in cui Otello ha la conferma dell’avvenuto tradimento da parte di Desdemona, un vero e proprio Blackout all’interno del suo cervello sopraffatto dalla gelosia e dalla passione. Da questo momento in poi il braccio sinistro (il lato del cuore) del protagonista si tingerà di nero.

Particolarmente suggestiva la scelta musicale che “prende letteralmente a schiaffi” il pubblico con del “buon Rock” nei momenti cruciali dello spettacolo.

Ci troviamo all’epilogo del dramma e sembra che ci abbiano trasportato nella più fedele e rispettosa ricostruzione Shakespeariana. Insieme a questa onesta rappresentazione, ecco che ritorna il personaggio ambiguo dell’inizio, una sorta di angelo della Morte, del Tempo, che si rivela poi essere l’impersonificazione stessa della “Tragedia” che ci ricorda quanto fragile sia il cuore umano e quanto inquieta la mente. L’amore dura, vive, ma sembra non essere fatto per i terrestri. Le anime si incontrano attraverso i nostri corpi non abbastanza puri per sorreggere l’importanza dell’amore e così ci lasciano, forse, chissà , per poi rincontrarsi di nuovo.

E a noi non resta che dire: “Buon viaggio Generale. Buon viaggio Desdemona”.

 

Otello  – Teatro Carignano
regia Marco Lorenzi
produzione Teatro stabile

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