Di proteste davanti al Palazzo di Giustizia se ne vedono tante, ma raramente come quella inscenata oggi. Infatti il prato del giardino davanti l’entrata del “Bruno Caccia” di Torino si è trasformato in un pascolo per cavalli.
Sono animali vittime di maltrattamenti sequestrati per ordine della Procura a Mappano nel 2012 da un maneggio, dove venivano lasciati senza cibo e acqua. Poi sempre la Procura li diede in affidamento all’associazione onlus “Nella terra dei cavalli”. La stessa che oggi organizza la protesta a quattro zampe. Infatti nessuno li ha rimborsati per il mantenimento dei cavalli in questi anni.
“La Procura galoppa, ma la biada la mettiamo noi!”, “La Procura li sequestra e poi li abbandona”, si legge sugli striscione fuori dal Palagiustizia. Un j’accuse preciso, da chi non riesce più a sostenere questa situazione, dopo tanti sacrifici fatti in nome dell’amore per gli animali.
E non sono pochi i cavalli affidati e “dimenticati”, come sottolinea il presidente dell’associazione “Nella terra dei cavalli”, Giuseppe Raggi: «Ad oggi gli equini sequestrati e di cui ci stiamo occupando sono ben 26 – racconta esasperato Raggi – nessuno in due anni si è mai preoccupato di mandarci una fattura, un contributo per le spese sostenuto. Niente, neanche un centesimo o un filo di fieno. Tutto è a spese nostre».
Ma al danno arriva anche la beffa. Infatti l’associazione, nata a Leinì nel 1996 che di solito si prende cura dei cavalli da corsa a fine carriera, riceve una multa di di oltre duemila euro in seguito ad un controllo della Asl: gli animali sequestrati dalla Procura risultano senza documenti. «Non sono stato mica io a sequestrare i cavalli» tuona Raggi.
Futili fino ad oggi i tentativi da parte dell’associazione di chiedere aiuto alle istituzioni. «I nostri avvocati che seguono la faccenda – continua il presidente – ogni volta che vanno a chiedere spiegazioni o l’intervento al sostituto procuratore che si occupa della vicenda, Barbara Badellino, vengono presi a pesci in faccia».
Non solo. «Una volta la Badellino ha definito quello che stiamo facendo un “affidamento gratuito”. Ma stiamo scherzando? Questa è una presa in giro. Il Procuratore a fine mese lo stipendio lo prende, ma a noi chi pensa. Oltre a fare del bene veniamo anche multati» conclude Raggi.
La battaglia dunque va avanti. Intanto i cavalli trottano come se il traffico di corso Vittorio Emanuele non esistesse. Vittime due volte: prima dei maltrattamenti e poi di chi si è dimenticato di loro.