Una vita dedicata all’impegno politico e civile e alla lotta all’apartheid. Questo era Nelson Mandela morto questa sera all’età di 95 anni.
Nato nel 1918 fu chiamato “Rolihlahla”, letteralmente colui che combina guai, e solo alle scuole elementari prese il nome di Nelson. E, infondo, nella sua vita un “guaio” l’ha combinato a quella minoranza bianca che dominava il suo Sud Africa riuscendo dopo decenni di battaglie a far abolire il regime dell’apartheid che negava i diritti ai neri.
Spirito libero e pensiero anticonformista da giovane studente di legge si iscrive all’African National Congress lottando contro le politiche segregazioniste. Tra i fondatori dell’aria armata della “Lancia della nazione” elaborò piani per una guerriglia per porre fine all’apartheid e nel 1964 venne arrestato e condannato all’ergastolo per reati come il sabotaggio e la cospirazione contro il Sudafrica.
Iniziano così ventisette lunghi anni di carcere durante i quali Mandela non si arrese mai sfruttando i momenti di solitudine per studiare. Mentre fuori il grido “Nelson Mandela Libero” infiamma la lotta.
Liberato negli anni 90 Mandela si candida alla presidenza del Paese guidandolo verso la democrazia e alla fine delle diseguaglianze sociali. Un’opera che gli varrà nel 1993 il premio Nobel per la pace.
Negli ultimi dieci anni ha abbandonato la vita pubblica ma ha continuato a restare una figura di riferimento per la battaglia a favore dei diritti dei popoli.
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