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giovedì, 5 Dicembre 2024

Addio Madiba, una vita per la libertà

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Una vita dedicata all’impegno politico e civile e alla lotta all’apartheid. Questo era Nelson Mandela morto questa sera all’età di 95 anni.
Nato nel 1918 fu chiamato “Rolihlahla”, letteralmente colui che combina guai, e solo alle scuole elementari prese il nome di Nelson. E, infondo, nella sua vita un “guaio” l’ha combinato a quella minoranza bianca che dominava il suo Sud Africa riuscendo dopo decenni di battaglie a far abolire il regime dell’apartheid che negava i diritti ai neri.
Spirito libero e pensiero anticonformista da giovane studente di legge si iscrive all’African National Congress lottando contro le politiche segregazioniste. Tra i fondatori dell’aria armata della “Lancia della nazione” elaborò piani per una guerriglia per porre fine all’apartheid e nel 1964 venne arrestato e condannato all’ergastolo per reati come il sabotaggio e la cospirazione contro il Sudafrica.
Iniziano così ventisette lunghi anni di carcere durante i quali Mandela non si arrese mai sfruttando i momenti di solitudine per studiare. Mentre fuori il grido “Nelson Mandela Libero” infiamma la lotta.
Liberato negli anni 90 Mandela si candida alla presidenza del Paese guidandolo verso la democrazia e alla fine delle diseguaglianze sociali. Un’opera che gli varrà nel 1993 il premio Nobel per la pace.
Negli ultimi dieci anni ha abbandonato la vita pubblica ma ha continuato a restare una figura di riferimento per la battaglia a favore dei diritti dei popoli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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