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martedì, 22 Ottobre 2024

A Torino nuovo format per la vecchia e cara Festa de L’Unità

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Giulia Zanotti
Giulia Zanotti
Giornalista dal 2012, muove i suoi primi passi nel mondo dell'informazione all'interno della redazione di Nuova Società. Laureata in Culture Moderne Comparate, con una tesi sul New Journalism americano. Direttore responsabile di Nuova Società dal 2020.

Saverio Mazza, Responsabile Organizzativo del Partito Democratico metropolitano, l’edizione 2019 della Festa de l’Unità è in programma dal 30 agosto al 15 settembre in corso Grosseto 183. La stessa location dello scorso anno, ma cambia il format. Ce ne vuole parlare?

In gran parte cambia per quanto riguarda gli appuntamenti delle 18.30. La sera sarà più “tradizionale”. Il Segretario Metropolitano Mimmo Carretta da tempo ha annunciato che la Festa sarebbe stata la prova di un laboratorio di idee e proposte possibilmente oggetto di confronto e dibattito con i cittadini. Anzi andremo oltre.

Ci vuole spiegare come?

Abbiamo creato un form sul sito www.partitodemocraticotorino.it sul quale chiunque può iscriversi, dalle associazioni, singoli cittadini, comitati spontanei, per individuare gli argomenti di interesse sui quali riflettere insieme ed elaborare proposte per il futuro. Ovviamente prima dell’inizio della Festa comunicheremo quando verrà affrontato quel determinato argomento scelto.

Il filo che unisce la Festa è “Costruiamo il Futuro”.  Il riferimento alle prossime elezioni amministrative del 2021 è chiaro…

In qualche modo e da qualche parte bisogna iniziare a parlare concretamente di cosa voglia proporre il Pd per Torino e per la Città Metropolitana. Ci sono tre modi per farlo: le frasi fatte sui social del tipo “dobbiamo tornare nelle periferie”; parlarsi nelle segrete stanze; tornare davvero fisicamente nelle periferie e consegnare il palco della Festa ai cittadini. È chiaro, una forza politica come il Pd non abdica il proprio ruolo e diritto di formulare proposte e programmi per la Città, ma è la modalità della costruzione di quelle proposte che deve cambiare. Altrimenti continuiamo a parlarci addosso.

Quindi nel pomeriggio, in pratica, come funzionerà?

Individuati gli argomenti, successivamente tramite un gruppo di lavoro, consiglieri comunali e di circoscrizione, consiglieri regionali, simpatizzanti e militanti, dovranno occuparsi di coinvolgere associazioni, comitati, cittadini, corpi intermedi. Uno stimolo per riallacciare rapporti o rinsaldarli. Parallelamente, chiunque potrà iscriversi a partecipare attraverso un form. È evidente che ci sarà una figura come “facilitatore”, colui o colei che rompe il ghiaccio come si suol dire e detta una linea di lavoro del pomeriggio. Questa figura servirà anche per trarre le conclusioni e riportare al Pd l’esito. Non possiamo disperdere il contenuto della discussione ovviamente, altrimenti non serve a nulla.

Senza il classico dibattito potrebbe diventare meno partecipata?

Sgomberiamo subito il campo da qualunque tentazione giornalistica e non, di venire a contare le persone. Per quanto riguarda la “mission” del format sperimentale, non è quella di riempire le sedie (se poi accadde meglio, ovviamente). Meglio anche solo dieci persone di cui magari la metà non ha mai avuto la possibilità di trasmettere al Pd o alla politica la propria proposta, e perché no, anche la critica, che cento habitué dei dibatti.

Riuscirà nel miracolo di accontentare tutti anche quest’anno?

Guardi, intorno il mondo è cambiato. La prima Festa che ho contribuito ad organizzare fu quando ancora eravamo al governo della Città, Regione e Paese. Ci siamo capiti. Posso permettermi di dire che sarebbe ora di cambiare registro? E posso anche dire che forse un bel po’ di opposizione aiuta a rinfrescarsi le idee e le modalità con le quali ci si rapporta con i cittadini? Non tutto il male deve venire per nuocere insomma. Anche se qualcuno ancora si sente “Dio onnipotente sceso in Terra”.

La domanda però ora è d’obbligo, mi dice chi?

Neanche sotto tortura, anche perché per qual motivo dovrei fare i nomi se i risultati sono sotto gli occhi di tutti? Parla la Storia diciamo.

Lei stesso però ha auspicato che non sia una Festa de l’Unità, ma una Festa Unitaria…

Deve esserlo. I cacicchi interni non interessano a nessuno, né le dinamiche tra dirigenti. Quella fa parte della vita interna di un Partito, che mai dovrebbe divenire pubblica. Se diviene pubblica come spesso accade, i cittadini pensano che parliamo solo di quello. E’ vero, non è semplice stare in un Partito come in nostro. Ad esempio, noto con piacere che la Festa finalmente sta a cuore a tutti. Nel 2016, organizzarla due mesi dopo lo schiaffo ricevuto a Torino, quando per intenderci i pezzi del Partito si raccoglievano con il cucchiaio, fummo un po’ più soli, diciamo così. Ora il clima è cambiato e tutti dobbiamo farci carico delle cose comuni. La Festa de l’Unità non è di questa o quella maggioranza interna del Partito che transitoriamente ha l’onere e l’onore di dirigerlo. La Festa è di tutti e, finché potrò e dovrò occuparmene per il mio pezzo, farò lo sforzo che lo sia. Magari non sempre ci sono riuscito, né sempre ci riuscirò. Ma il tentativo non mi esimerò a farlo.

Dibattiti, incontri, nuovo format. Ma resta il classico appuntamento culinario?

Che Festa de l’Unità è se non si mangia. Grigliate, Pizza, Bar. E a proposito mi faccia chiudere vantandomi del patrimonio che ha il PD. Patrimonio umano ovviamente, quello che non crea debiti e dà fin che può. I nostri volontari e i circoli.

 

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