«Siamo stati stranieri anche noi». Con queste parole Barack Obama riassume il senso dell’accordo da poco firmato che permetterà la regolarizzazione di circa 5 milioni di immigrati senza permesso di soggiorno negli Usa.
«Se siete in America da più di cinque anni, se avete figli americani o residenti, se vi registrate, non avete precedenti penali e siete disposti a pagare le tasse, allora potete rimanere nel Paese, senza paura di essere deportati. Potete uscire dall’ombra ed essere a posto con la legge».
È la riforma dell’immigrazione più significativa degli ultimi trent’anni, arrivata a poche settimane dalle elezioni di metà mandato che avevano consegnato la maggioranza del Senato americano all’ala repubblicana. Una riforma che il presidente Obama aveva promesso – guardando soprattutto alla comunità ispanica – fin dalla campagna elettorale per il suo primo mandato, e che la destra teneva bloccata al Congresso da giugno 2013.
Con la decisione di ricorrere a un decreto esecutivo, Obama ha provocato le ire della destra che lo ha accusato di abuso di potere. Immediata la replica del presidente Usa: «Le misure che sto prendendo non sono solo legali, ma sono le singole azioni che ogni singolo presidente repubblicano e ogni singolo presidente democratico hanno preso nell’ultimo mezzo secolo».
Aggirando in questo modo il Congresso, Barack Obama mette a riparo quasi la metà degli 11,3 milioni di immigrati senza documenti che fin dalla sua prima elezione voleva salvare dall’incubo della deportazione. Non un’amnistia di massa, ci tiene a precisare il presidente americano, ma misure di buon senso che permetteranno alle forze dell’ordine di concentrarsi sull’espulsione dei criminali e non di famiglie intere, spesso lacerate dalla legislazione precedente.
Secondo le prime stime, il decreto firmato da Obama mette al riparo 3,7 milioni di genitori di bambini nati su suolo americano, oltre a 300 mila persone arrivate da bambini nel Paese. «Siamo sempre stati e saremo sempre un Paese di immigrati – afferma nel corso del suo intervento il presidente Usa – Anche noi siamo stati stranieri una volta, e ciò che ci rende americani è la nostra adesione a un’ideale comune, quello che tutti siamo creati uguali».
Quello che è certo è che questa riforma cambierà significativamente la costituzione dell’elettorato americano, rendendo particolarmente difficile per i Repubblicani replicare alle prossime presidenziali il recente successo ottenuto al Senato.
A dimostrarlo, la folla di ispanici che ieri sera – sfidando temperature piuttosto rigide – si era radunata sotto la Casa bianca in attesa dell’approvazione del decreto Obama sull’immigrazione. Migliaia di persone che lanciavano slogan come «Si, se pudo» (traduzione dello slogan delle elezioni 2008 «Yes, we can»); o anche «Obama, amigo, el pueblo esta contigo». Insomma, l’accelerazione di Obama ha tutta l’aria di una sfida alla destra, che da gennaio avrà il controllo di entrambe le camere del Congresso, e che dovrà fare i conti con un significativo “rinnovo” dell’elettorato americano, con le sue richieste ed esigenze.