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martedì, 22 Ottobre 2024

9 dicembre scontri, sassi, bombe carta e lacrimogeni alla protesta dei Forconi

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

Lancio di sassi, mattoni e bombe carta. La protesta dei forconi paralizza Torino. Lo sciopero generale, organizzato dagli autotrasportatori e appoggiato anche dal leader dell’estrema destra Roberto Fiore, inizia alle 5.30 del mattino in Piazza Derna e in pizza Pitagora. Due luoghi di ritrovo dove i manifestanti cominciano ad arrivare alle prime luci dell’alba, per diventare più di 500 alle 7.
In piazza Castello, alle 9, mille persone inneggiano contro la classe politica, distribuiscono volantini ribadiscono con orgoglio il loro essere italiani. Corso Allamano è bloccato, in corso Giulio Cesare ci sono momenti di tensione tra automobilisti e dimostranti. Tutti i negozi del centro sono chiusi. A costringere i commercianti alla decisione sono stati gli stessi che sono scesi in piazza, senza incontrare, in quel momento, l’opposizione delle forze dell’ordine.
C’è molta rabbia nell’aria. La situazione rimane, tuttavia, abbastanza sotto controllo per la prima parte della mattinata. Un corteo parte da piazza Castello e raggiunge Porta Susa e Porta Nuova, bloccando i binari per circa un’ora e mezza. Poco dopo le 11 il clima si fa incandescente. I dimostranti, arrivati in piazza Palazzo di Città, erigono delle barricate. Maurizio Marrone, ex Fuan ora capogruppo in Comune dei Fratelli d’Italia, che aveva chiesto che i lavori in Sala Rossa fossero sospesi a causa della manifestazione, si fa vedere. La tensione sale. Poco dopo le 11 i primi scontri: all’altezza di via Arsenale i dimostranti lanciano bombe carta, la polizia risponde con lacrimogeni.

Poi tutto degenera. Scontri in piazza Castello dove, oltre alle bombe carta, vengono scagliati contro il Palazzo della Regione anche pietre e mattoni presi da un cantiere. Le forze dell’ordine si radunano sotto i portici. Se qualche ora prima molti manifestanti negavano di avere una connotazione politica e si dichiaravano estranei alle violenza, ora il clima è di tutt’altro tipo. Ad un certo punto un gruppo di dimostranti prova a tranquillizzare la situazione facendo sedere tutti per terra, ma la calma non si raggiunge. I mezzi pubblici sono bloccati, gli slogan contro il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota sempre più pesanti. Sui cancelli di Palazzo Reale sono appesi striscioni con scritto: “Politici, amministratori, sindacati, ladri legalizzati”.
«Sono preoccupato perché nonostante gli appelli alla ragionevolezza e a non paralizzare la città, in alcuni punti si stanno verificando blocchi – commenta, a metà giornata, il sindaco Piero Fassino – Questo comportamento denota una mancanza di rispetto di Torino e dei suoi cittadini. La protesta è legittima ma non si può sconvolgere la vita della città». Su toni simili il consigliere di sinistra Ecologia Libertà Marco Grimaldi: «Fuori gridano: vi vogliamo appesi, tutti a casa, vi verremo a prendere, siete morti. Quello che vedo là fuori non mi sembra “odio mosso d’amore” né la ribellione civica che può cambiare l’Italia. C’è bisogno di altro, per esempio di tutto il nostro impegno».

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