Sarà consegnato ai primi di novembre il memorandum su cui polizia e carabinieri del caso Gambirasio lavorano da mesi. Pagine in cui verrà ripercorso il loro lavoro da quella drammatica sera del 26 novembre 2010, quando la piccola Yara scomparve nel nulla, ad oggi che per il suo omicidio è in carcere Massimo Giuseppe Bossetti.
E proprio in questi incartamenti sarebbero contenuti tutte le prove che il pubblico ministero Letizia Ruggeri presenterà contro il muratore 44enne di Mapelli e sufficienti a suo avviso per dimostrare davanti ai giudici la colpevolezza dell’uomo.
Dunque, non solo quella traccia di Dna che ha permesso di dare un nome al presunto assassino della tredicenne. Nel voluminoso documento, che riassume quasi quattro anni di lavoro, vengono inquadrati tutti i punti che non convincono di Bassetti. A partire dal quel “silenzio anomalo” sul caso di Yara che l’uomo avrebbe avuto nei giorni successivi alla sparizione della ginnasta di Brembate.
Un elemento al centro dell’interesse degli investigatori secondo i quali qualcosa non torna. In base alle testimonianze raccolte tra familiari e colleghi Bossetti non avrebbe mai accennato a quanto accaduto alla Gambirasio, nemmeno nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa o al ritrovamento del corpo di Yara, quando il caso era su tutti i media. Strano, troppo strano per un fatto capitato a pochi chilometri da casa e a una ragazzina della stessa età delle sue figlie.
Ma tra gli incartamenti c’è anche un mistero non ancora risolto. Quello di una missiva anonima e con ritagli di giornale che è stata ritrovata e sequestrata a casa di Bossetti lo scorso luglio. Una lettera in cui l’uomo viene minacciato di morte: “La pagherai cara”, “Ti impicco” c’è scritto nel foglio. Mentre resta da capire se sia il frutto di un mitomane travolto dagli sviluppi del caso Gambirasio o se qualcuno davvero ce l’aveva con il muratore di Mapello e in questo caso perché. Certo è che la sensazione è che Bossetti nasconda ancora troppi segreti che necessitano di essere svelati.