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lunedì, 16 Settembre 2024

Un sinodo ancora tutto aperto

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Nuova Società nasce nel 1972 come quindicinale. Nel 1982 finisce la pubblicazione. Nel 2007 torna in edicola, fino al 2009, quando passa ad una prima versione online, per ritornare al cartaceo come mensile nel 2015. Dopo due anni diventa quotidiano online.

di Vittorino Merinas
Il primo atto del Sinodo sulla famiglia si è chiuso. Ora un anno di riflessione sui suoi risultati che dovrebbe sfociare nella formulazione, nel Sinodo del prossimo ottobre, della posizione definitiva della chiesa sui gravi problemi che la variegata realtà della famiglia oggi le pone. Un Sinodo iniziato sotto buoni auspici grazie a Francesco, papa che, anziché insediarsi a capofila di una istituzione perennemente lagnosa per un mondo giudicato lontano da Dio, affronta i marosi dell’umana vicenda non per domarli in schemi predefiniti, ma per coglierne le positività e accompagnarle secondo un progetto di amore e di fraternità che il credente vede radicato in Dio.
A qualche settimana dal primo round, vale tentare alcune considerazioni che possono interessare chi, indipendentemente dalle personali scelte religiose, ritiene l’istituzione cattolica una realtà non avulsa dalla società e con voce affatto inascoltata sulle tematiche della famiglia oggi controverse.
Il Sinodo aveva avuto un buon avvio. La consultazione della chiesa universale, laici compresi sempre esclusi dai dibattiti dottrinali, non solo fu un atto inatteso, ma innovativo che ha ricollegato la chiesa ai suoi primi vagiti, quando tutti e non solo i dodici partecipavano con responsabilità alle sue decisioni. L’atto di Francesco, però, avviò anche una prima incrinatura nel corpo ecclesiale destando sollievo nella sua componente più aperta e preoccupazione in quella conservatrice già allarmata dagli atti e dalle esternazioni del nuovo timoniere. Bene anche l’avvio dei lavori sinodali, con l‘incalzante invito di papa Francesco ai Padri sinodali a “parlare chiaro…Bisogna dire tutto ciò che si sente con parresia [Libertà e franchezza]… Senza rispetto umano, senza pavidità”.
Due aspetti positivi per il successo del Sinodo tosto compromessi dal loro rovescio. Il laicato prima reso partecipe nella formulazione d’un quadro realistico del vissuto sui temi sinodali, è stato escluso come parte attiva nella fase dibattimentale. I Padri sinodali tutti tassativamente celibatari, ignari della effettività matrimoniale e familiare. Sconfessata, dunque, l’ispirazione iniziale d’una chiesa ricomposta in unità sostanziale che parla con una sola voce. Porta aperta solo a laici come uditori o intrattenitori dei Padri con narrazioni sulla famiglia o sulla bellezza e felicità garantite dalle unioni indissolubili costantemente aperte alla procreazione.
In secondo luogo, al dibattito franco e libero auspicato all’interno dell’aula non corrispose un’uguale trasparenza al suo esterno. Contrariamente alla consuetudine di informare credenti e pubblica opinione sugli interventi dei singoli Padri, la presidenza del Sinodo mantenne ferma la decisione di riferire, nella quotidiana conferenza stampa, in forma sintetica e generica sui temi dibattuti nella seduta.
Nessun nome né specifiche posizioni, nonostante le rimostranze di quanti richiedevano, in particolare l’ala più conservatrice, piena informazione sui lavori. E Francesco, uomo della franchezza, tacque! Forse per nascondere la rilevanza di divergenze e ostilità già emerse dopo l’intervento in concistoro del cardinal Kasper, ispirato di Francesco, favorevole ad aperture sui problemi in questione? Tentativo fallito dal momento che i contrasti e la forti discordanze, prima silenziati, sono stati palesati dalle percentuali nelle votazioni, rese pubbliche, dei singoli paragrafi della Relazione finale del Sinodo. Se i “no” trascurabili su altri punti, quando si trattò dei problemi più questionati toccarono livelli di guardia: il 74% sui divorziati risposati! Cifra preoccupante trattandosi di dissenzienti nient’affatto rassegnati. Lo mostra una recente intervista del cardinale Burke, capo d’un Dicastero vaticano. “La discussione è stata aperta e forte…La Relazione a metà sinodo sembrò un manifesto per il cambiamento delle norme sulle coppie irregolari… Si dovette rettificare errori, parole che esprimono elementi positivi in comportamenti peccaminosi, come la coabitazione, la fornicazione, il divorzio o pratiche sessuali tra persone che soffrono una condizione di omosessualità… Persone la cui tendenza è una malattia… Noi moderatori e relatori dei circoli minori abbiamo richiesto che i nostri lavori fossero resi pubblici. Finora la gente non ha saputo nulla di ciò che noi pensavamo. Tutto era controllato e manipolato.”
Dichiarazioni dure che non lasciano credere che quel 74% accolga con serenità l’archiviazione di ciò che la chiesa ha finora insegnato come “Verità” indefettibile. Il vincente del primo atto non è detto che trionfi anche in quello finale. La chiesa è un organismo complesso che non procede per maggioranze e minoranze. Francesco non ha ancora vinto.

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