di Moreno D’Angelo
Sindacati di nuovo divisi. Lo sciopero generale del 12 dicembre contro Jobs Act e manovra vedrà Cgil e Uil insieme mentre la Cisl si è defilata dall’iniziativa. L’incontro tra Susanna Camusso (Cgil), Annamaria Furlan (Uil) e Carmelo Barbagallo (Cisl), in occasione del congresso della Uil, ha confermato le posizioni mentre resterà unitaria la mobilitazione del pubblica impiego che secondo la Cisl sarà deciso dalle categorie.
Il ministro del lavoro Poletti «non ravvisa motivazioni tali per una decisione così importante come lo sciopero generale». L’adesione dell’Unione Italiana lavoratori allo sciopero ha fatto desistere il ministro dall’intervenire nella sessione congressuale visto il mutato contesto. La notizia è stata accolta da bordate di fischi da parte dei delegati.
Il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi da Brescia ironizza: «Con i bassi livelli di attività che abbiamo in questo momento nell’industria è forse un vantaggio».
La leader della Cisl Furlan ha precisato come per la sua organizzazione non sussistano motivazioni valide per fermare il Paese e ha espresso il suo giudizio positivo sul Jobs Act «In fondo, sta cambiando in positivo e in sede di decreti attuativi vedremo di migliorarlo ancora» e precisa: «Non ci siamo sfilati, non abbiamo mai valutato di dichiarare lo sciopero generale e confermiamo lo sciopero unitario del pubblico impiego che sarà deciso dalle categorie».
Per Susanna Camusso «lo sciopero generale è quello di tutte le categorie» stigmatizzando sulla posizione della Cisl. Per la leader della Cgil, soddisfatta dalla importante convergenza con la Uil, la mobilitazione nel pubblico impiego convergerà sulla stessa data.
Significativamente il segretario della Uil Luigi Angeletti aprendo il congresso ha dichiarato: l’articolo 18 tutela da soprusi e ingiustizie che pessimi imprenditori e dirigenti praticano in troppi posti di lavoro. Non siamo d’accordo che si riducano queste tutele a milioni di lavoratori». Una posizione che è vicina a quanto afferma Landini il leader della Fiom: «Chi toglie i diritti è il governo».