Per il Partito Democratico piemontese sembrano non contare più di tanto quelle sette mila preferenze a Daniele Valle, che non solo (nonostante l’esperienza maturata nei cinque anni di consiglio regionale) non sarà capogruppo a Palazzo Lascaris, ma neanche vice presidente dell’assemblea.
All’interno dei Dem ancora una volta vincono le correnti e Chiamparino, piuttosto che il volere dell’ettorato del centrosinistra.
La vice presidenza va al chirurgo over 70 Mauro Salizzoni, mentre capogruppo sarà Domenico Ravetti, che aveva già ricoperto, senza lasciar particolare traccia del suo passaggio, se non per la sua nota accondiscendenza nei confronti del Chiampa, l’incarico nell’ultimo anno, dopo che, solo ufficialmente, Davide Gariglio aveva salutato il Piemonte per Roma.
Siamo alla resa dei conti. Approfittando anche della indecisione o meglio, del tentennare di alcuni che, ancora una volta non hanno preso posizione, c’è chi mira adesso a smantellare la segretaria torinese, nonostante a Torino e Provincia – contrariamente al Piemonte 2 – il Pd abbia portato a casa un buon risultato, sia in termini elettorali che di nuovi tesseramenti.
L’aiuto dei padri nobili, come chiese Furia, c’è. Quello di Chiamparino senza alcun dubbio, che è passato dalla fase “lascio tutto” a quella “resto” e decidendo di incidere ancora, anche in vista dell’amministrative 2021. Per non parlare del grande suggeritore, in particolare della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, l’ex ras socialista Giusi Laganga, anche lui dai “nobili” trascorsi.
Il quadro è chiaro, da una parte Furia, Lepri, gli orlandian-zingarettiani e il neo ingresso in maggioranza di Gariglio. Dall’altra Laus, Valle, Marino con il gruppo di Viotti che al momento osserva gli eventi.