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lunedì, 16 Settembre 2024

Parigi blindata. Identificati i presunti assalitori del Charlie Hebdo

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Identificati i presunti killer che ieri hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, uccidendo dodici persone tra cui il direttore, Charb, e i disegnatori satirici Wolinski, Cabu e Tignous. Si tratterebbe di Said e Cherif Kouachi, due fratelli di 43 e 32 anni già noti alla polizia e all’intelligence francese: il più giovane era stato arrestato nel 2008 e condannato a tre anni per aver fatto parte di un gruppo che reclutava e inviava combattenti in Iraq.
La posizione di Amid Mourad – il 18enne consegnatosi nella notte alla polizia di Charleville-Mezières, vicino al confine con il Belgio, e sospettato di essere il terzo uomo del commando – sarebbe invece stata rivalutata nelle ultime ore. Il giovane, consegnatosi volontariamente alle autorità francesi dopo aver visto il suo nome girare per i social network, si sarebbe infatti trovato tra i banchi di scuola mentre l’attentato era in corso.
Continua dunque la caccia all’uomo in tutta la Francia. Nella notte le teste di cuoio dei reparti Raid hanno eseguito un blitz nel quartiere Ronde Couture, a Reims, capoluogo della regione Champagne a nord di Parigi dove è stato individuato il covo degli attentatori. Dei fratelli Kouachi, però, nessuna traccia e la polizia si è dovuta limitare ad eseguire tutti i rilevamenti scientifici del caso.
Anche Charleville-Mezières, non lontano dalla frontiera col Belgio, è stata interessata da azioni di polizia e forze speciali alla ricerca dei presunti killer. Secondo fonti giudiziarie citate dai media sarebbero state fermate fino ad ora sette persone. Aspettando ulteriori sviluppi Parigi si presenta blindata: sono oltre 800 i militari messi a guardia di redazioni e altri ipotetici bersagli sensibili.
Secondo le ricostruzioni, nella giornata di mercoledì 7 gennaio, verso le 11.30 del mattino, un commando composto almeno da due uomini avrebbe fatto irruzione al numero dieci di rue Nicolas Appert, nell’XI arrondissement di Parigi. In un primo momento gli assalitori avrebbero sbagliato indirizzo, tentando di entrare al numero 6 della stessa strada. Una delle giornaliste di Charlie Hebdo racconta di essere stata minacciata dai due uomini davanti la porta della redazione, e costretta in seguito a digitare il codice di sicurezza necessario per accedervi. Una volta entrati, gli attentatori avrebbero ucciso un uomo al piano terra, per poi recarsi al primo piano dove era in corso la riunione di redazione.
Qui l’uccisione a sangue freddo del direttore della testata, del poliziotto assegnato alla sua protezione e di altri otto giornalisti. Con loro anche un ospite della riunione di redazione. Una volta portato a compimento l’attacco, il commando è uscito dal palazzo imbracciando i kalashnikov e imbattendosi in una pattuglia di polizia. Dopo aver freddato un poliziotto già a terra, gli attentatori sono saliti a bordo della loro Chevrolet nera per dirigersi vero Porte de Pantin, dove hanno cambiato vettura e fatto perdere le loro tracce. Proprio il ritrovamento di una carta di identità dei due fratelli a bordo della macchina abbandonata, avrebbe indirizzato le indagini verso i fratelli Kouachi.
Migliaia i francesi scesi in piazza nella notte per manifestare a favore della libertà di stampa e contro il terribile attentato subito dal settimanale satirico. Condanne all’attentato sono subito arrivate dai principali leader mondiali, compreso il premier italiano Matteo Renzi che ha suggerito di «Riprendere un’iniziativa esplicita come Paese e come Ue». Nel frattempo anche l’Italia innalza le misure di sicurezza: nessun segnale specifico di possibili attentati nel Paese, ma polizia e intelligence hanno rafforzato il monitoraggio degli ambienti più radicali legati all’estremismo islamico.

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