“Vogliamo Torino e il Piemonte protagonisti e non stampelle di altre città”. È sera tardi quando Appendino esce dalla sede del Coni dove ha avuto l’ultimo incontro con il presidente Giovanni Malagó prima della giornata decisiva del 1 agosto quando il Comitato olimpico si pronuncerà sulla città da candidare ai Giochi invernali del 2026. La sindaca lo ha sempre sostenuto e lo ha ribadito anche nel meeting ieri: “la candidatura di Torino è la più forte e la nostra proposta la più convincente. Abbiamo seguito l’iter indicato e ora spetta il Coni fare le valutazioni del caso e decidere entro la data del 1 agosto”.
Insomma nessun accenno a quella candidatura unitaria con Milano e Cortina e a cui le altre due città sembrano già aver aperto le possibilità con il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore del Veneto Luca Zaia che si dicono pronti a sedersi a un tavolo e discutere di una olimpiade a tre.
Infondo sembra proprio essere questa la strada indicata ieri dal Coni stando alle parole dello stesso Malagó che avrebbe chiesto alle tre città di valutare l’ipotesi di una candidatura unitaria e senza capofila.
Ma Appendino di questa proposta non dice nulla. Fuori dalla sede romana ripete “abbiamo solo parlato del dossier che riguarda Torino“. Ma in fondo il suo no a una candidatura a tre è scritto tra le righe ed è scritto anche in quella delibera votata dal consiglio comunale nelle scorse settimane e dell’atteggiamento irremovibile della maggioranza Cinque stelle che su queste candidatura ha dettato le sue condizioni. Impossibile pensare che la sindaca riporti la questione in consiglio o che ci siano altri vertici di maggioranza e tempo è troppo poco. Anche per dare un segnale forte al Cio il Coni è intenzionato a decidere sulla candidatura italiana entro il 1 agosto. Se le città saranno d’accordo sul correre insieme bene, altrimenti il consiglio dovrà andare per forza di cose al voto e forse allora la irremovibilità della sindaca potrà costare caro al sogno delle olimpiadi torinesi.