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McEwan, la poesia ad 8mm

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Scritto da Renato Graziano
Nella cerchia ristretta dei miglior scrittori inglesi contemporanei, Ian McEwan, assieme a Julian Barnes e Martin Amis, si è conquistato una fama solida e meritata con una bibliografia ricca di titoli e di tematiche che hanno spesso ispirato anche il cinema: sugli schermi in queste settimane se ne possono vedere ben due esempi: “Il verdetto” tratto da “La ballata di Adam Henry” (2014) e “Chesil Beach” dal libro omonimo del 2007.
Il tema proposto dal primo dei titoli è stimolante perché siamo dalle parti del conflitto fra etica o meglio religione personale e famigliare e legge dello Stato. Adam Henry, giovane figlio di una famiglia affiliata ai testimoni di Geova è malato di leucemia e rifiuta, come da precetto di quella religione, la trasfusione di sangue che potrebbe salvarlo. Ma l’ospedale che lo ha in cura si affida alla Alta Corte di Giustizia per un intervento coercitivo. Il giudice incaricato è una matura Fiona Maye, moglie senza figli di un marito che mal sopporta l’assopimento dei sensi e la prevalenza del lavoro della moglie nella vita coniugale: Fiona giudica secondo legge forzando le convinzioni di Adam e della famiglia, anche perché il ragazzo, idealizzato nella descrizione che ne fa McEwan come giovane talentuoso e poetico, sembra vivere il suo inevitabile sacrificio come una romantica ed eroica scelta di sublime testimonianza, in realtà poco consapevole della gravità che ne consegue.
Il ragazzo viene salvato e, a quel punto, viene catturato da un nuovo amore per la vita e, forse, per la sua salvatrice. Fiona cerca di tenerlo distante, perché non può essere né genitrice né tantomeno amica o amante e lo allontana da sé. Questo allontanamento coincide con il faticoso riavvicinamento al marito, pentito reduce da una fugace fuga dal matrimonio: ma la freddezza del giudice nel giudicare e poi gestire la relazione con il ragazzo e, ovviamente anche nella sua vita coniugale, nella quale la maternità non ha mai avuto spazio, ha un contrappasso nel giovane Adam che, dopo il rifiuto di Fiona ad essere qualcosa di diverso da un giudice, brucia la sua vita in una ricaduta nella malattia, questa volta vissuta senza deviazioni nella scelta famigliare ritrovata e potenziata dalla delusione verso chi lo aveva riportato in vita.
A Fiona non resta che sentirsi giudicata da se stessa e non sappiamo, alla fine, con quale sentenza: innocente o colpevole per la morte del ragazzo?
Lo scrittore inglese, come sempre molto abile nel costruire conflitti etico-comportamentali e investigatore abile di psicologie sofferenti, come nei suoi migliori romanzi (come “Bambini nel Tempo”, “Cani neri” ed “Espiazione”), non ci dà risposte definitive e ci mette solo nella condizione di chiederci sempre cosa avremmo fatto al posto dei suoi protagonisti, spesso indimenticabili.
Anche in “Chesil Beach” dalla località inglese prediletta dalle coppie in luna di miele è in scena un conflitto: i protagonisti sono Edward e Florence, neo-sposi alla loro prima notte di matrimonio, trepidi d’amore e di paure. E la paura è quella di una gioventù agli inizi anni ’60 vittima ancora di pregiudizi e inibizioni sessuali che, letti oggi, fanno sorridere e sembrano fuori luogo e fuori tempo. Eppure, per chi ha più o meno l’età dello scrittore, nato nel primo dopoguerra, sono parte viva dell’esperienza di quegli anni, dibattuti fra entusiasmi politici, educazione religiosa e perbenismi famigliari che diventavano soffocanti al comparire dei primi fermenti di ribellione che in Inghilterra in Francia e in Italia ci avviavano verso una rivoluzione culturale e sociale, incompiuta ma decisiva nel processo di formazione. L’agognata prima notte d’amore si rivela il disastro della inesperienza e della mancanza di consuetudine di corpi e desideri che non hanno avuto modo di conoscersi e prepararsi all’accoglimento dell’altro, fino a determinare la catastrofe di un matrimonio finito prima di incominciare.
Davvero sembrano quasi assurde quelle drammatiche insicurezze se le ripensiamo al sesso vissuto oggi dai ragazzi con ben altra leggerezza e, verrebbe da dire, forse con qualche eccesso che rappresenta bene uno degli esiti più importanti e radicali dei ruggenti anni ’60.
La ballata di Adam Henry
Di Ian McEwan
Einaudi   Pagg. 202
Chesil Beach
Di Ian McEwan
Einaudi Pagg. 136

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