La vergogna delle Sentinelle in Piedi è pari all’ipocrisia di certi esponenti politici e rappresentati delle nostre istituzioni. Mentre tra le file di chi condanna la famiglia gay c’erano il consigliere comunale Maurizio Marrone e l’ex assessore regionale Giampiero Leo.
Dall’altra parte delle transenne però non c’erano invece i rappresentanti del Partito Democratico o di Sel. Gli stessi che lo scorso giugno, freschi di elezioni regionali, avevano sfilato ad apertura del Gay Pride. Sfilato forse è eccessivo: dieci metri, solo per farsi fotografare e intervistare. E c’erano tutti allora, dai consiglieri comunali all’ultimo dei presidenti della circoscrizione.
Ma si sa i buoni propositi di inizio anno vengono presto abbandonati. E così qualche mese dopo nessuno di quei volti si vede dietro le transenne che separano i contestatori dalle sparute sentinelle intenti a leggere, sempre la stessa pagina, dei loro libri.
Chissà forse si temeva che questa volta non ci sarebbero stati gli stessi flash dei fotografi ad immortalare i faccioni sorridenti di chi a parole sostiene la lotta delle coppie omosessuali per i loro diritti. O forse è colpa solo di quella scarsa memoria che a quanto pare dilaga nei palazzi del potere torinese. Infondo quando, lo scorso giugno, un giovane fu aggredito sulla metropolitana fa un gruppo di neofascisti nessuno, ad accezione proprio di Marrone, aveva pensato di far visita alla vittima. E solo giorni dopo un breve comunicato stampa con le parole di Fassino commentava l’accaduto.
Che fascismo e omofobia per i politici torinesi siano mali da combattere solo in campagna elettorale e quando i giornali assicurano una buona copertura mediatica?