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mercoledì, 23 Ottobre 2024

Il Manifesto della Verità di Snowden

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Prendendo in prestito l’usanza di intellettuali e artisti del secolo scorso di affidare alla carta i propri principi programmatici, anche Edward Snowden ha deciso di stilare un proprio personale manifesto. E lo ha fatto attraverso il settimanale tedesco “Der Spiegel”, che ha appunto pubblicato il “Manifesto della verità” dell’ormai nota talpa del Datagate.
Il concetto alla base dello scritto di Snowden è che il problema della sorveglianza di massa si presenti ormai come un fatto globale, come dimostrano anche gli scandali che negli ultimi tempi hanno investito le reti di spionaggio di molti paesi europei, e che come tale debba essere affrontato.
Secondo l’ex analista della Cia, i programmi messi a punto dall’intelligence e dai servizi segreti per prevenire e monitorare eventuali progetti criminosi e terroristici, consentono ormai una lesione inaccettabile della privacy del cittadino, compromettendo la società e alcuni suoi valori fondamentali come la libertà d’opinione.
«L’esistenza delle tecnologia di spionaggio non dovrebbe determinare la politica – scrive Snowden nel suo manifesto – Abbiamo un dovere morale di assicurare che le nostre leggi e valori limitino i programmi di sorveglianza e proteggano i diritti umani».
A chi lo critica per aver agito con avventatezza, mettendo a repentaglio con le sue rivelazioni la sicurezza nazionale degli Stati uniti, Snowden replica deciso sottolineando il beneficio tratto dalle potenze mondiali nell’affrontare apertamente la questione della sorveglianza di massa. «Invece di causare danni, l’utilità della nuova conoscenza per la società è molto chiara in quanto suggerisce una riforma alla supervisione della politica e delle leggi».
In altre parole, insomma, secondo Snowden le aspre polemiche sorte nelle ultime settimane, soprattutto a seguito delle rivelazioni secondo le quali neanche le alte sfere di Francia e Germania si sarebbero salvate dal Grande fratello americano, avrebbero consentito di illustrare finalmente la pericolosa portata dei metodi di spionaggio statunitensi favorendo l’inizio di un dibattito costruttivo.
«Le richieste di più controlli sui servizi di intelligence – spiega appunto l’ex analista della Cia – dimostrano che avevo ragione nel rivelare i metodi e gli obiettivi dei servizi segreti Usa».
Alessandra Del Zotto

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 
 
 

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