«Vogliamo il ripristino del passaggio della linea 61 in via Nizza (fino a Corso Marconi). Non è solo per noi commercianti ma per i tanti anziani del quartiere e per ragioni di sicurezza». Portavoce della richiesta è Monica titolare dell’omonimo bar in Via Nizza, uno dei più antichi e tradizionali del quartiere.
Ma assieme a lei anche gli altri esercenti del tratto di via Nizza tra i portici e Corso Marconi lamentano grandi difficoltà.
«Ormai qui è il deserto. Si può andare avanti incassando trenta euro al giorno rischiando di beccare un venti falso? Da quando sono in corso i lavori di ristrutturazione gente ne passa sempre meno e cinque esercizi in questo tratto di Via Nizza, tra il numero civico 29 e 35, hanno chiuso i battenti» precisa la commerciante che aggiunge: «Chiediamo con forza che, alla fine dei lavori di ristrutturazione, nel tratto tra corso Marconi e via Nizza ritorni il passaggio del 61 nella fermata in costruzione prevista per la linea di emergenza 101».
Monica ricorda come spesso persone anziane e sole le chiedono dove sia finita la fermata del 61 per andare in centro: «Non ce la vengano a contare che c’è la Metro. Per tanti e in particolare gli anziani, molti dei quali sono persone sole, il tratto del 61, da corso Marconi fino alla stazione, è utilissimo e agevole mentre andando avanti cosi si sta creando qui il deserto».
Gli esercenti ci tengono a chiarire di non essere assolutamente contrari ai lavori di ristrutturazione, a migliorie e novità che daranno nuovo volto e funzionalità a questa importante arteria a lato della Stazione di Porta Nuova, né verso il progetto di pista ciclabile alberata «ma c’è modo e modo di attuarlo e certo non cancellando tutti i mezzi di trasporto».
Tra tanti esercenti c’è preoccupazione malumore e ci si sente penalizzati perché, dopo nove anni di cantieri per la metropolitana, ora questi nuovi lavori in corso, che continuano a perdurare da troppo tempo con incredibile lentezza e rumorosità, fanno sorgere interrogativi e dubbi su cosa accadrà in futuro con la pista ciclabile. «La gente non passa, il flusso delle vendite crolla e non c’è da stupirsi se diversi negozi hanno chiuso e altri si accingono a farlo» aggiungono i commercianti che vedono ora il “deserto” in quel tratto di via Nizza storicamente vivacissimo. Per questo non si riferiscono solo ai dehors, che rendevano più viva e vivibile l’area e alcuni dei quali sono stati rimossi, ma puntano il dito sui lavori in corso e sulla citata soppressione della fermata 61.
«Non pretendiamo che qui in via Nizza si ripristini il capolinea del 61, anche se ci piacerebbe, ma speriamo che la nuova fermata in costruzione preveda il passaggio di questo bus. Non ci pare una cosa così traumatica e costosa per un servizio davvero pubblico che guarda in particolare ai bisogni delle persone che qui vivono. In fondo è un semplice prolungamento di due fermate..» aggiunge con decisione e preoccupazione la titolare del bar Monica che sul bus 61 ha ancora qualcosa da dire: «Il 61 è una presenza consolidata di cui, specie chi qui lavora di giorno, ha assolutamente bisogno davanti le sue attività commerciali. Una linea non alternativa ma integrativa di quella metropolitana. Un servizio rivolto in modo particolare come detto ai tanti anziani e a chi vuole raggiungere senza rischi il centro città evitando di passare sotto i portici di via Nizza, un tratto non molto rassicurante per la presenza di tossici, sbandati e prostitute. In più è un rapido mezzo per raggiungere tutto il centro e il nord della città».
«Non chiediamo nulla se non di continuare a lavorare con le nostre capacita ed esperienza come abbiamo sempre fatto anche di giorno. Purtroppo registriamo un passaggio di persone più che dimezzato e guadagni ormai sotto la sussistenza. Siamo stati già fortemente penalizzati, oltre che dai cantieri della metropolitana, dalla chiusura della Posta e di uffici siti in via Nizza. Il commercio non può morire così, e purtroppo la sola bellezza alberata del viale non ci farà guadagnare se non riprende quel passaggio di persone e quell’appeal che c’è sempre stato» conclude la titolare del bar Monica con l’avallo di molti residenti e esercenti del quartiere.