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giovedì, 24 Ottobre 2024

“Così non va bene” il Bilancio del Comune di Torino preoccupa la Corte dei Conti

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Non sono bastate le promesse dell’assessore Sergio Rolando e della sindaca Chiara Appendino. Non è bastato il lavoro di questi mesi per evitare che la Corte dei Conti bocciasse il Bilancio del Comune di Torino.

E oggi c’era anche il presidente della Corte Angelo Buscema, che, da quando si è insediato circa un anno fa, gira l’Italia per assiste alle varie sedute, quando è stato ufficializzato che le criticità continuano ad esserci.

Le spine nel fianco di Appendino sono le solite: il troppo debito, l’eccessivo ricorso da parte dell’amministrazione delle anticipazioni di cassa e di gestione dei residui attivi e passivi. Punti, come detto, già evidenziati dalla Corte nelle precedenti sedute.

Come se non bastasse anche la spesa corrente nell’ultimo anno è salita, quando invece si pensava che incominciasse a scendere.

Sono presenti dei miglioramenti. Ad esempio il debito è sceso di cento milioni e il ricorso agli anticipi dagli istituti bancari (per le spese) che nel 2018 equivale a 249 milioni, mentre erano 254 milioni nel 2017.

Ma non sono grosse scosse queste, come afferma la Corte, che ha storto il naso anche sul fatto che i soldi chiesti in prestito sono meno solo perché l’amministrazione ritarda i pagamenti delle fatture ai fornitori. Promesse mancate: per quanto riguarda la vendita delle quote Iren i 61 milioni frutto dell’operazione sono stati utilizzati per la spesa corrente e non per rimborsare i mutui a Gtt e Infrato, come invece aveva assicurato di fare Rolando e Appendino.

«Il Comune ha fatto e inviato alla Corte un piano di recupero con obiettivi ambiziosi – hanno evidenziato i magistrati – finora il piano è sempre stato seguito, nel 2017 la spesa corrente scende, ma nelle versione provvisoria del rendiconto 2018 ci sono obiettivi a cui ci si è avvicinati ma non sono stati raggiunti e questi andranno esaminati quando arriverà il documento definitivo».

«L’aumento della spesa corrente che non può diventare un abbandono del trend che è stato virtuosamente seguito fino ad ora», aggiungono.

«Abbiamo avuto – spiega Chiara Appenndino – 25 milioni di Gtt, 10 milioni di personale perché è stato rivisto il contratto dei dipendenti, i 5 milioni di Ream che sono caduti nel 2018: il totale è di circa 40 milioni di spese non ricorrenti. C’è stata una ricaduta tutta sul 2018, tra l’altro in corso d’anno, quindi è stato difficile recuperarla».

«Siamo soddisfatti perché sui temi più critici come le anticipazioni di tesoreria stiamo migliorando, così come sulle riscossioni. Stiamo mano mano riducendo la spesa corrente. Al netto di questi elementi straordinari – ha proseguito Appendino – è chiaro che il percorso è lungo, perché la rigidità della spesa che deriva dall’indebitamento 1995-2010 e la spesa del personale incidono su circa il 52% delle nostre entrate. Intervenire è complicato, bisogna farlo in modo graduale».

 

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