di Moreno D’Angelo
«Qui stanno saltando tutte le regole e si va avanti in un contesto di illegalità, insicurezza e degrado in una delle aree più belle e importanti della città. È incredibile come alla Cavallerizza si stia legalizzando un’occupazione senza titolo». È indignata la reazione dell’ex presidente della Commissione Cultura del Comune di Torino Luca Cassiani per il quale sulla Cavallerizza la Giunta sta compiendo un grave errore, domandandosi come mai il rigore valga solo per gli occupanti del Moi. Ma vi sono anche altri interrogativi posti dall’ex Consigliere del Pd: «È possibile che basti essere “amici degli amici” per avere l’impunità nella Torino guidata da Chiara Appendino?».
Cassiani è particolarmente colpito per quanto si sta registrando in una realtà che ha sempre avuto a cuore. Non a caso il suo appello si può sintetizzare nello slogan “Non facciamola ammalare ulteriormente, servono interventi urgenti”. «Un’area storica per la quale si è molto lavorato realizzando un ambizioso master plan, frutto del dialogo tra diversi soggetti istituzionali, culturali e del territorio. Un piano, a conduzione pubblica e condivisa, che avrebbe potuto realmente valorizzare quest’area, aprendo anche ai privati, come distretto culturale polifunzionale di altissima qualità, inserito nel vivo del polo museale e universitario cittadino». Un progetto complesso, che per ora resta sulla carta, che prevede, oltre ad uno stretto rapporto con l’università, residenze per artisti, incubatore di imprese culturali, spazi espositivi e teatrali, commercio e ristorazione a filiera corta.
Quello sviluppato con il Master plan sulla Cavallerizza, precisa con orgoglio Cassiani, prevedeva un unico soggetto gestore, espressione di collaborazione tra pubblico, privato e investitori istituzionali. Il piano ha avuto il pieno appoggio da Regione Piemonte, dei teatri Regio e Stabile, della Soprintendenza, dei Musei reali di Torino, dell’Accademia delle belle arti e dalle Fondazioni bancarie, oltre che dall’Ordine degli architetti e dal Politecnico. Un progetto ambizioso e moderno, articolato e qualificato che non si capisce perché si dovrebbe abbandonare.
Il j’accuse di Cassiani prosegue: «Intanto si va avanti in modo assolutamente improvvisato e la benedizione della Giunta all’occupazione, significa di fatto la sua privatizzazione, in cui è evidente la presenza dei centri sociali. Non cambierà molto le cose in quanto mancano i fondi, mentre servirebbero articolati interventi per una concreta opera di riqualificazione e messa in sicurezza, ormai imprescindibile non solo per valorizzare, ma per rendere vivibile questo patrimonio della storia di Torino, oggi in uno stato di abbandono e incuria preoccupante».
«Purtroppo, come spesso accade in Italia, si attende una disgrazia per intervenire e prendere atto della pericolosità del luogo che oggi non si può assolutamente considerare di libera fruibilità per la cittadinanza» è l’amara considerazione di Cassiani che precisa come non intenda demonizzare nessuno: «stabilite le linee guida e la conduzione pubblica dello spazio che, offre opportunità anche legate alle risorse realizzabili sul piano residenziale (mentre oggi vi è chi dorme gratis), niente impedisce una collaborazione con soggetti e collettivi che propongono la loro creatività. Ma, per dircela tutta, nelle attuali condizioni solo “gli amici degli amici” possono di fatto esprimersi nello spazio e non è chiaro sulla base di quali criteri e giudizi». Polemicamente Cassiani riferisce di come alla Cavallerizza si siano svolte «feste private, come documentato dalla stampa cittadina in condizioni nelle quali le ordinarie regole, vigenti per ogni locale, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, sono state bellamente ignorate». E lancia un appello: «Se permarranno le condizioni di abbandono, degrado e abusivismo questa struttura si ammalorerà in modo ancora più grave. Sono urgenti interventi per la messa in sicurezza, mentre si dovrà al più presto operare con progettazione esecutiva e ristrutturazione funzionale. Vedo però che si sta perdendo tempo prezioso».
In Europa non ci riscontrano precedenti simili, tanto più in aree nel cuore di contesti storico artistici oggetto di piani di riqualificazione. In conclusione Cassiani è ancora fiducioso che la Cavallerizza: «possa diventare il distretto culturale della Città ed un modello di produzione culturale integrata, capace di rispondere alle nuove esigenze della produzione artistica».