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martedì, 22 Ottobre 2024

Bilancio 2018: nessun risanamento, solo il rispetto (a stento) delle nuove norme

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Carlo Savoldelli
Carlo Savoldelli
Carlo Savoldelli è un pseudonimo collettivo utilizzato da un numero imprecisato di collaboratori nato per proporre ai lettori di Nuova Società inchieste giornalistiche documentate. Del collettivo fanno parte giornalisti, studenti e professionisti per un giornalismo lento e approfondito.

Ha usato una frase di Winston Churchill, tornato di moda grazie alle ultime pellicole cinematografiche, l’assessore al Bilancio Sergio Rolando per concludere la sua relazione: “Se apriamo una lite tra il presente e il passato rischiamo di perdere il futuro”. Conciliante, come è apparsa la sua presentazione del Bilancio 2018 ieri in Sala Rossa. Toni diversi dal passato. Non siamo ancora allo “Scurdámmoce ‘o ppassato”, ma c’è mancato veramente poco. Un cambio di rotta che non è passato in sordina. Anzi. Nuove strategie della maggioranza? Presto per capirlo.

Se il piano di rientro non è altro che il “Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità”

Ma veniamo all’analisi del bilancio presentato dalla Giunta 5 Stelle. Come annunciato da Nuovasocietà, il Municipio ha approvato il bilancio 2018/2020 proprio alla vigilia del turno elettorale nazionale. Allora la manovra finanziaria era presentata così:
“Una riduzione di 24 milioni di euro rispetto all’ultimo dato consolidato, quello del Rendiconto 2016”. “A proposito delle scelte nella redazione del Bilancio legate al Piano finalizzato a eliminare gli squilibri nei conti dell’ente, le più rilevanti riguardano il Fondo crediti dubbia esigibilità”. “Come già previsto dal Piano di interventi per il riequilibrio finanziario dell’ente, saranno attivate entrate straordinarie derivanti dalla dismissione di immobili e di partecipazioni azionarie, in ossequio alla normativa vigente in materia di riordino delle partecipazioni. Inoltre, nel previsionale è stato inserito uno stanziamento correlato alla sentenza della Corte d’Appello di Torino sui trasferimenti dallo Stato ai Comuni in tema di immobili di categoria D. Sulla base di tale sentenza lo Stato dovrà corrispondere alla Città di Torino l’importo di 14,5 milioni di euro, oltre agli interessi legali, per integrare i trasferimenti relativi alle annualità 2002/2010.”
Il bilancio pareggia a 1.362 milioni di euro (fonte i dati di sintesi ufficiali). Tale numero è in realtà leggermente in aumento rispetto al 2017 (era 1.323 milioni). Come è stato possibile, quindi, dichiarare virtuosamente un calo della spesa? Occorre partire dal comunicato stampa ufficiale che confonde un non meglio precisato “piano” con il Fondo crediti dubbia esigibilità (FCDDE) (vedi approfondimento). Sta proprio qui l’origine di un equivoco che ha portato l’Amministrazione ad intestarsi un risanamento che non solo non sta avvenendo, ma che sta portando il Comune dritto contro un iceberg.

Il bilancio 2018: lo schema delle entrate

In ENTRATA innazitutto ancora una volta si abusa di poste una tantum o non ripetitive:

  • 97 milioni di multe, in minima parte incassate;
  • 42 milioni (+5mln su 2017) di recupero imposte anni precedenti, il cui incasso non supera il 15% del previsto;
  • 9 milioni di canoni strisce blu (+2 sul 2017);
  • 51 milioni di dividendi di cui oltre 22 da operazioni straordinarie di IREN (Leggi qui)
  • 21 milioni di oneri di urbanizzazione in parte corrente;
  • 14,5 milioni di arretrati Imu dallo Stato per aver vinto il ricorso (promosso da Fassino) nel 2012 sull’errato calcolo dell’Imu;

Come l’anno scorso, il pareggio dipende ancora da oltre 200 milioni di entrate non ricorrenti. E, cosa molto più grave per un Comune in anticipazione di tesoreria, sono entrate che certamente in gran parte non verranno riscosse. Infatti l’andamento della tesoreria comunale è sempre più grave.

Il bilancio 2018: lo schema delle uscite

In USCITA da un lato si tagliano il welfare e la cultura per 3 milioni e dall’altro si incrementa lo stanziamento dell’FCDDE di 20 milioni così come la legge impone. Infatti, quando Appendino parla di tagli di spesa per circa 20 milioni all’anno, 80 in 4 anni, si riferisce soltanto all’adempimento alla norma sull’FCDDE: mero rispetto della legge e non un piano straordinario o qualche straordinario sforzo di risanamento.
Se aggiungiamo le economie sul personale (da circa 6 anni vanno mediamente in pensione 600/800 dipendenti senza sostituzione per oltre 18 milioni di rispariamo) si constata che il bilancio 2018 è costruito senza nessuna scelta di fondo, ma solo per sopravvivenza e adempimento di legge. Il taglio nel bilancio 2018 per le spese di welfare riguardo al trasporto disabili è stato molto salato e la spesa è stata tagliata di 264.000 euro, ovvero del 5% in un solo anno.

Lo scenario grigio dei prossimi anni

Se guardiamo ai prossimi anni, invece, scopriremo che le linee di indirizzo politico colpiranno proprio in modo più pesante il sociale, la scuola, l’ambiente e le circoscrizioni. Molto meno le partecipate, il personale, e il funzionamento della macchina comunale. Circa il debito, il 2018 non prevede nessun intervento straordinario di riduzione, a conferma che le dismissioni vengono usate per pareggiare la spesa corrente. E sul fronte degli investimenti, siamo al minimo storico: la carenza di risorse “esterne” unite al fatto che usando le alienazioni in parte corrente si depaupera l’ente senza reinvestire, nel 2018 si tocca il fondo. 50 milioni in tutto, quando solo per le strade (a pezzi) ce ne vorrebbero una ventina.
Il quadro non è dunque confortante. I conti della città, si sa sono complessi e appesantiti dal debito degli straordinari investimenti olimpici, ma oltre la cortina fumogena fatta di propaganda e promesse, si cela un periodo oscuro fatto di non –scelte e di rinvii di una Giunta confusa.

Approfondimento. FCDDE cos’è e perchè non va confuso con il “piano di rientro”

Il dibattito in Sala Rossa si è concentrato sul cosiddetto “piano di rientro”. Sia il consigliere Tresso che il consigliere Morano hanno però fatto notare che il piano di rientro tanto decantato altro non sia che l’adempimento per legge dell’FCDDE. Di cosa si tratta, dunque?
Il fondo crediti dubbia esigibilità o FCDDE è una posta di bilancio che si iscrive nella spesa, anche se esso non viene effettivamente “speso”. E’ un valore matematico che serve ad avvicinare il valore delle entrate incassate effettivamente a quello delle spese pagate effettivamente. In altre parole, se un comune non incassa tutte le sue entrate, l’FCDDE serve a “compensare” (comprimendo la spesa) tale minor cassa. L’FCDDE è stato introdotto obbligatoriamente per tutti i Comuni italiani a partire dal 2015, e quindi esso non è correlato ad alcun piano straordinario.

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