Diciassette misure cautelari, arresti domiciliari e obblighi di firma, sono state eseguite dalla polizia all’alba di questa mattina nel corso di un’operazione che ha coinvolto diverse città tra cui, oltre Torino, Roma, Firenze, Modena, Bari e Venezia. Il blitz è il risultato dell’indagine condotta dalla Digos in seguito agli scontri tra polizia e antagonisti avvenuti nel settembre 2017 a Venaria, dove era in corso il vertice G7 sul Lavoro. In quell’occasione, infatti, nonostante il luogo dell’incontro tra ministri e capi di stato fosse stato reso inarrivabile, furono organizzate diverse manifestazioni a Torino, come quella studentesca del 29 settembre e l’assedio notturno all’hotel Nh di piazza Carlina che ospitava i partecipanti al vertice e il corteo del 20 settembre che ha tentato di raggiungere la Reggia di Venaria durante la conferenza stampa di chiusura.
Tra i destinatari delle misure cautelari anche i vertici del centro sociale di corso Regina Margherita Askatasuna, mentre sui social gli organizzatori della protesta definisco quella di questa mattina: «Un’operazione arraffazzonata e tutta politica per colpire il dissenso sociale, in cui sono stati presi di mira diversi notav, che arriva a quasi due anni dai fatti dl g7 ma, esattamente come l’anno scorso, a pochi giorni dal festival alta felicità in Val di Susa in cui sono annunciate nuove contestazioni contro il supertreno.
A differenza dei PM impegnati nella loro consueta caccia ai fantasmi, noi nelle giornate di contestazione al G7 abbiamo visto incarnarsi una forza ben reale e collettiva, capace di esprimersi, indicare chiaramente responsabilità e dare un’indicazione politica minima necessaria: basta incontri a porte chiuse, basta decisioni prese sulla testa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Tantissimi giovanissimi, molti alla loro prima manifestazione, hanno preso parola a partire delle proprie condizioni di vita, parlando di un futuro negato e dell’angoscia davanti a un lavoro che nel nostro paese è ormai diventato semplicemente un ricatto senza alternative. Accanto a loro sindacalismo di base, facchini, lavoratrici dei servizi, persone intrappolate nel meccanismo delle false coop che hanno sfilato portando, per una volta, in piazza il proprio quotidiano sfruttamento».