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lunedì, 16 Settembre 2024

La lenta agonia dell'ospedale Gradenigo: qualcuno vuole che diventi una clinica privata

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Il calvario dell’Ospedale Gradenigo di corso Regina Margherita a Torino è cominciato anni fa, nel 2011, e da allora i buchi nel bilancio sono ormai una tendenza ricorrente, come i tagli agli stipendi perpetrati a partire dal 2012.
Oggi, però, lo scenario, come se non bastasse, peggiora ulteriormente e le buste paga non solo vengono ridotte, ma addirittura non esistono più.
E visto che al peggio non c’è mai fine, la lunga ombra della chiusura sta coprendo il nosocomio.
Il Gradenigo storicamente è un’eccellenza nominata tale dalla Regione Piemonte: tra i primi nel campo oncologico, in particolare per la cura dei tumori del colon. Eccellenza piemontese anche per quanto riguarda le cure per malattie riguardanti l’insufficienza cardiaca e per le artroscopie alle ginocchia. Nel 2013 al Pronto soccorso di corso Regina Margherita ha registrato circa 46mila passaggi.
Nonostante le pacche sulle spalle, i riconoscimenti regionali, il futuro del Gradenigo è appeso a un sottilissimo filo. Come è già accaduto per l’Ospedale Valdese non sarà “eccellenza” a salvarli dalla chiusura. Un nome da depennare dall’elenco dei nosocomi torinesi.
Con conseguenze gravi, come sottolinea chi ha deciso di non restare a guardare la lenta agonia di questo paziente, il cui compito sarebbe aiutare altri pazienti. «Tutto ciò porterebbe alla chiusura – denuncia l’Usb, l’Unione Sindacale di Base – del pronto soccorso e dei servizi quali radiologia, laboratorio analisi, ambulatori per il territorio».
Insomma meno servizi e più liste di attesa in un sistema, quello piemontese, che “vanta” tempi di almeno cinque mesi per una banale visita.
«Il Gradenigo potrebbe essere convertito in una clinica privata, in lungodegenza, o in chissà che cosa – spiega ancora l’Usb – Ciò significherebbe il riversamento dell’utenza verso altri grandi ospedali dell’Asl, come Maria Vittoria e Giovanni Bosco, con il rischio del collasso organizzativo».
Un quadro allarmante in cui però a essere colpiti sono anche e soprattutto i dipendenti che perderebbero il loro posto di lavoro senza nessuna possibilità di essere reinseriti in altri presidi sanitari per il blocco delle assunzioni.
Ed è proprio per evitare la chiusura del Gradenigo e delle drammatiche conseguenze che sabato 15 febbraio ci sarà un presidio a partire dalle ore 10 davanti all’ospedale organizzato dall’Unione sindacale di base.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 

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