«La fusione tra Fiat e Chrysler è una grande opportunità per Torino». Così il sindaco Piero Fassino torna a ribadire in Sala Rossa le proprie posizioni sulla spinosa quanto discussa Fca. Quelli che condannano la mossa di Sergio Marchionne, per il lui, hanno una posizione «dettata da nostalgia e emozione».
Secondo il primo cittadino «la scelta di spostare la sede fiscale e Londra e quella legale in Olanda è data dal fatto che in quei Paesi ci sono norme fiscali e societarie più favorevoli per gli investitori esteri, ma questo non ha niente a che fare con l’occupazione. In Olanda, infatti, non ci sono insediamenti produttivi, in Gran Bretagna ce n’è uno molto piccolo. L’importante è mantenere sempre questa distinzione. CNH Fiat ha sede in Olanda da 21 anni senza alcuna ripercussione sulla produzione. Piuttosto,occorre una riflessione generale sulla fiscalità in Italia e un’armonizzazione delle politiche fiscali europee. E non dimentichiamo che Fiat ha fatto il più grande investimento italiano degli ultimi 10 anni nella ex Bertone, dove lavoravano 1.200 dipendenti, che senza quell’investimento erano senza alcun futuro». Fassino prova quindi a smentire i timori di chi pensa che i primi a far le spese della delocalizzazione saranno i lavoratori.
Poi il sindaco entra nel vivo della questione. «La fusione, peraltro iniziata cinque anni fa, è stata una scelta obbligata – dice – Chrysler era sull’orlo del fallimento e a Fiat poco mancava. Adesso la Fca è il settimo gruppo di produzioni automobilistico al mondo. Da due marchi internazionali in declino si è ottenuto un marchio mondiale di nuovo competitivo, in grado di piazzare prodotti ovunque e di tutti i tipi, dalle utilitarie al top di gamma, con il rafforzamento di Alfa Romeo e l’acquisizione di Maserati». In questo senso, «la fusione va vista come una grande opportunità per Torino e l’Italia, che la città deve essere in grado di cogliere».
Fassino ribadisce poi «l’esigenza che Fiat continui a considerare l’Italia un pilastro strategico in Europa e Torino il suo quartier generale in Europa. Dobbiamo batterci perché Torino continui a essere uno dei più importanti produttori dell’auto del mondo, anche perché qui opera un ampio settore dell’indotto e della componentistica, che ha saputo riqualificarsi e diventare sempre più internazionale (Torino è la seconda area per esportazioni in Italia». «La città – conclude – è sede di un numero crescente di attività di ricerca, innovazione, ideazione, design e stile di grandi gruppi internazionali: non solo Fiat, ma anche GM (con la Powertrain al Politecnico) e Volkswagen (che ha spostato qui da Verona la direzione commerciale)».
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