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mercoledì, 11 Dicembre 2024

Alberica Filo della Torre e la malagiustizia. Un libro denuncia di Fabrizio Peronaci con le accuse del figlio della contessa

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Moreno D'Angelo
Moreno D'Angelo
Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2007 nella redazione di Nuova Società e dal 2017 collaboratore del mensile Start Hub Torino.

L’ultima fatica del giornalista scrittore Fabrizio Peronaci Alberica Filo della Torre: Uno scandalo italiano, Armando Editore, riprende uno dei fatti di cronaca nera più noti degli anni 90: il delitto dell’Olgiata. Un crimine che ha lasciato aperto interrogativi e responsabilità da parte degli inquirenti, ben oltre la mera cronaca nera. Siamo nell’estate del 1991. La contessa Alberica Filo della Torre, moglie di un costruttore, fu trovata strangolata il 10 luglio nella sua camera da letto della sua villa, in cui erano presente il personale di servizio, da cui sparirono tutti i suoi gioielli. Un quadro che con due telefonate intercettate e le macchie di sangue da analizzare avrebbe fatto pensare al più facile dei delitti da risolvere. Il caso si è invece in breve trasformato in uno show di rara ferocia e insensatezza. Perché Alberica era una donna dell’alta società, appetibile ai media. Perché suo marito era un imprenditore di primo piano, perfetto colpevole nel clima di Tangentopoli. Perché l’Olgiata era una location troppo ghiotta per chiudere il giallo in poche settimane. Negli anni sono state seguite tante piste.

Solo nel 2011 fu riconosciuto come colpevole reo confesso il domestico filippino Manuel Winston Reyes. laureato in ingegneria navale, che dal 2021 è tornato i libertà.

Il dato interessante è che questo lavoro del giornalista romano, capo della redazione online del Corriere della Sera, è stato realizzato e condiviso con il figlio primogenito della contessa Manfredi Mattei, che non si è arreso nella sua volontà di fare chiarezza e avere giustizia, nonostante siano passati molti anni.

«Questa non è giustizia – è il pensiero del figlio della contessa – Indagini show, innocenti sotto accusa, gogna mediatica e magistrati intoccabili. È successo più di trent’anni fa, distruggendo la nostra famiglia, ma accade ancora oggi. Metterò tutto il mio impegno a cambiarla, in nome di mio padre e mia madre».

Una sfilza di errori, stranezze e interrogativi senza risposta, han portato Il figlio della contessa Filo della Torre a rivolgersi ad un esperto di giornalismo investigativo, Fabrizio Peronaci, per realizzare un volume, di agevole lettura, che consente di entrare nelle dinamiche di un complesso caso di malagiustizia che la penna di Peronaci ha trasformato in un romanzo avvincente, carico di riferimenti al contesto sociale e ai costume di quei turbolenti primi anni ’90.

In questa drammatica vicenda sono diversi i fattori di forte criticità che toccano sia l’operato del sistema giudiziario che quello dei media. Media che, quasi sempre, alla seria analisi dei fatti, han fatto prevalere e scatenare un approccio fortemente scandalistico, funzionale ad attrarre ed esaltare la morbosa curiosità di massa.

Peronaci: “prove lampanti colpevolmente ignorate”

“Vent’anni per prendere un assassino, sembra incredibile ma questo è successo. Quando le prove erano lampanti fin dall’inizio, scolpite nelle carte giudiziarie, e colpevolmente ignorate. Il caso dell’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre è senza precedenti: un’inchiesta caratterizzata da sciatteria, errori clamorosi, protagonismo degli inquirenti e un’insensata gogna mediatica ha preferito correre dietro a piste inesistenti – da quella dei servizi segreti a quella delle tangenti – quando invece la verità era sotto gli occhi di tutti. Fu messo sotto accusa il vedovo, classico caso di perfetto colpevole. Erano gli anni di Tangentopoli, lo spartiacque verso una nuova Repubblica mai decollata. La corsa ai titoli da prima pagina fece strame di giustizia e diritto. Solo una severa autocritica sugli errori del passato può consentirci, oggi, di restituire fiducia nella giustizia. Ci pensa Manfredi, il primogenito della nobildonna assassinata nel 1990 all’Olgiata, a rimettere le cose a posto. Il nostro libro-denuncia non fa sconti a nessuno” è l’eloquente commento dell’autore.

Il giallo dell’Olgiata è diventato un ennesimo “mistero italiano” tra ricconi, faccendieri, domestici e barbe finte, con il contorno di preziosi gioielli svaniti nel nulla. 

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