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martedì, 4 Febbraio 2025

Saracco: “La mia candidatura sarebbe l’esempio eclatante della crisi della politica”

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Rosanna Caraci
Rosanna Caraci
Giornalista. Si affaccia alla professione nel ’90 nell’emittenza locale e ci resta per quasi vent’anni, segue la cronaca e la politica che presto diventa la sua passione. Prima collaboratrice del deputato Raffaele Costa, poi dell’on. Umberto D’Ottavio. Scrive romanzi, uno dei quali “La Fame di Bianca Neve”.

Ci ha provato, il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco a stimolare la politica torinese su un modello di sviluppo bottom up che vada oltre il paradigma che ha strutturato la città fino ad oggi. Lo fa segnando un 18 sul libretto che testimonia fiducia mentre si suggeriscono linee per arrivare all’appello prossimo a pieni voti. Lo fa ricordando l’editoriale di Giuseppe Berta che, qualche mese fa sottolineò come dopo la monarchia, Torino ha visto franare il sistema fordista ed oggi non sa più cos’è, dovendo ora scoprire gli elementi essenziali per fare una repubblica e ricordando, durante l’applaudito intervento all’inaugurazione dell’Anno Accademico, lo storico Alessandro Barbero secondo il quale “Oggi i partiti non rappresentano più niente”.

Ed è come se lo studente, la politica in questo caso, anziché cogliere la motivazione, avesse avuto l’improvvisa idea di mandarci lo stesso docente, ovvero il Rettore, all’esame successivo perché se è così preparato, la prova può sostenerla lui. Bizzarro, ma i rumors dei beninformati incoraggiano a pensarla in questo modo. In un Paese dove i giochi di squadra più amati sono ancora quelli che si giocano undici contro undici correndo dietro a una palla, individuare il “capitano” è ancora la cosa più semplice.

Si candiderebbe, glielo chiedessero? Saracco risponde «Questo sarebbe l’esempio più eclatante della crisi della politica. Io non sono mai stato un politico, appartengo alla società civile e sto facendo un lavoro del quale sono molto soddisfatto e che è molto importante per questa città».

Come a dire che se la politica non trova soluzioni internamente è senza dubbio nelle dimensioni di questo momento storico, «ma bisogna fare molta attenzione a denigrare i partiti, col rischio di favorire “l’uomo forte”».

«Con il rettore dell’Università Stefano Geuna abbiamo portato una grande ventata di cambiamento – sottolinea ancora Saracco – e ora non si dovrebbero rimescolare le carte per questione di opportunità. Ogni cosa è possibile nella vita però difficilmente si distruggono delle cose importanti senza che ci sia un senso».

Già, il buon senso, perché «la crisi della politica non si risolve con schiocchi di dita, né con la scelta di una persona piuttosto che di un’altra. Quello che stiamo costruendo va al di là dei partiti, mettere una casacca politica per quanto possa essere più o meno sentita, non è comunque compatibile con ruolo terzo di un’ università propulsore di un territorio».

Laddove fallisce la politica, si è abituati a intendere la società civile come balsamo per nuovi e più ampi respiri. Un passaggio per recuperare verginità, purezza, nuovi occhi e nuova mente. L’operazione riuscì negli anni ’90 con Valentino Castellani, che proprio dal Politecnico proveniva.

Ma è da tempo che viene sottolineato come la città, oggi, sia un’altra. E che abbia necessità diverse. Dunque, il 18 sul libretto è autenticato. Resta ora da vedere chi si presenterà al prossimo appello, se la politica o il Rettore stesso.

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